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GENAZZANO DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 26.06.1992, G.U. 160 del 09.07.1992

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014.


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Genazzano D.O.C. 

La denominazione di origine controllata "Genazzano" è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Bianco
  2. Rosso

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Genazzano

 

  • Genazzano Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Malvasia Bianca di Candia
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco fresco ed equilibrato, con colore giallo paglierino più o meno intenso con riflessi verdognoli, odore intenso con note fruttate, sapore secco vivace, armonico.

  • Genazzano Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Ciliegiolo
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso di buona struttura e presenza di buone dotazioni polifenoliche e tanniche polimerizzate, che conferiscono al vino carattere di pienezza di corpo e assenza di ruvidezza. Il prodotto presenta un colore rosso rubino brillante, vivace, di media intensità, odore intenso con sentori fruttati (bacche e drupe) che evolvono nello speziato e vegetale, sapore secco vivace, fresco, armonico di giusto corpo. 

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Genazzano

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Genazzano si estende sulle pendici dei Monti Simbruini, nell’alta valle del Sacco, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Genazzano è localizzata in:

  • provincia di Roma e comprende il territorio dei comuni di Genazzano, Olevano Romano, San Vito Romano e Cave.
  • provincia di Frosinone e comprende il territorio del comune di Paliano.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Genazzano

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Genazzano prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Genazzano Rosso non dovrà essere superiore al 65% e al 70% per la tipologia Bianco; oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Genazzano è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.

4. Produttori di Vino DOC Genazzano

Con l’utilizzo della DOC Genazzano i Produttori Vinicoli Laziali sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Genazzano

Antipasti e piatti a base pesce, carni bianche e rosse alla griglia.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Genazzano

La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra del “Castro Olibana”, dall’epoca romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del “Genazzano”. Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Genazzano”.

In particolare la presenza della viticoltura nella zona di “Genazzano” è attestata fin dall’epoca romana, in molte opere dei georgici latini. Nel medioevo: i contratti agrari ed i documenti di varia natura, conservati presso gli archivi monastici, confermano la diffusione di tale coltura. Gli Statuti del Castro Olibana, emanati 15 gennaio 1364, regolavano l’ordinamento della Comunità olevanese su cui era basata la vita sociale, economica, religiosa, agricola e pastorale.

Diversi Capitoli degli Statuti trattano della vite e del vino a testimonianza dell’importanza che anche allora rivestiva la vitivinicoltura. La conoscenza di buone pratiche enologiche è testimoniata anche dal Petrini che Nelle Memorie prenestine sotto forma di annali (1795), riporta parlando di vini “Anno di Cristo 1594 Andrea Bacci poi, ed Alessandro Petroni, che vivevano nell' anno corrente, trattando questo argomento dicono, che quantunque per lo passato si cuocessero nella nostra Città comunemente i vini almeno fino alla despumazione ; un tale uso, che ora è affatto bandito, erasi di già a loro tempo intermesso; e colla insinuazione dei Principi Colonnesi si era introdotto il costume de' vini crudi bianchi, e rossi, quali riuscivano perfettissimi con farli bollire da sé stessi nelle botti, ripurgandoli per mezzo di una fermentazione non completa, ma, come la chiamano i Chimici, soffocata”.

Il Piazza, nell’opera La Gerarchia cardinalizia (1703), scrive per Cave “fa corona il territorio.. fertile e copioso, massimamente di vino, di cui se ne conduce quantità grande in Roma”, per Genazzano “gode.. l’abbondanza dei vini”, per San Vito “fertile di frutti, ma più, di preziosi vini”, per Olevano “l’isquisitezza de’ vini” e per Palliano (Pagliano) “il territorio fertile di grano, vino e frutti”, come il Calindri nel Saggio statistico storico del pontificio stato, (1829) Vol. 1 che riporta “Genazzano .. li cui massimi prodotto sono grano, e vino”.

Nei Ricordi storici e pittorici d'Italia. (1865) Ferdinand Adolf Gregorovius scrive per Genazzano “si succedono di continuo oliveti, boschi folti, malinconici, di castagni, campi di formento, e di granturco, orti coltivati a legumi, e dovunque poi vigneti, che stendono i loro pampini dall'una all'altra pianta di olmi tenuti bassi”, e “vi si scorgevano il moscatello dorato che risplende ai raggi del sole; l'uva nera, quella bianca chiara, che somministra il così detto buon vino; quella azzurra oscura che produce il vino di colore sanguigno cupo”. Descrive anche la tecnica di coltivazione “La quantità di vigneti quivi è propriamente straordinaria. Ne sono ricoperte tutte le amene colline dei dintorni. Si stendono le viti in lunghe file nelle valli, o appoggiate a pali, o sostenute da quelle forti canne che nascono in Italia nei siti umidi, ovvero sospese a piccole piante di olme.

Gli amici di Virgilio sanno che già ai tempi dei Romani solevansi in queste regioni coltivare le viti nei due modi testè accennati. È un vero piacere il leggere in queste campagne le Georgiche, stupendo capo d' opera della poesia latina, non già per le forme della composizione, la quale in generale è mediocre, ma per la purezza, la precisione propriamente inimitabile della lingua. Lessi e rilessi ripetutamente quei canti nelle vigne di Genazzano, ed ho potuto persuadermi che le osservazioni, le regole, i precetti in esso dettati, sono pienamente osservati oggidì tuttora, in guisa che si direbbe descrivano i metodi di coltivazione attualmente in uso nella campagna di Roma.

Riporta anche fatti di cronaca legati alla viticoltura “Il primo anno di produzione dopo la crittogama (oidio) durante il mio soggiorno in Genazzano, furono uccise nei dintorni cinque persone, per il solo motivo di essersi queste permesse di rubare pochi grappoli d' uva”.

Infine per Pagliano scrive “piccola città di un tre mille e settecento abitanti, giace alla distanza di circa sei miglia da Genazzano, sur una collina ombreggiata da boschi e coltivata da vigneti, la quale sorge isolata nella pianura”.

La storia recente è caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la nascita di nuove aziende che uniti alla professionalità degli operatori hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza del “Genazzano”.

Il Vino DOC Genazzano ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 26 giugno 1992.

FRASCATI DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 03.03.1966, G.U. 119 del 16.05.1966

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014.


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Frascati D.O.C.

La denominazione di origine controllata "Frascati" è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Frascati
  2. Frascati Spumante

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Frascati

 

  • Frascati (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 70% Vitigni Malvasia Bianca di Candia e Malvasia del Lazio (o Malvasia Puntinata), da soli o congiuntamente;
  • =< 30% Vitigni Bellone, Bombino Bianco, Greco Bianco, Trebbiano Toscano e Trebbiano Giallo, da soli o congiuntamente. Inoltre, per metà della quota, possono essere impiegate anche ad altre Uve a bacca bianca prodotte da altri Vitigni coltivati nella regione Lazio.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico.
  • Vino Bianco fresco ed equilibrato con colore dal giallo paglierino più o meno intenso, odore intenso, con profumo caratteristico e delicato con note floreali, sapore secco, o amabile o abboccato, sapido, morbido.

  • Frascati Spumante (Vino Bianco Spumante)
  • Versioni: Spumante Brut /Extra dry
  • => 70% Vitigni Malvasia Bianca di Candia e Malvasia del Lazio (o Malvasia Puntinata), da soli o congiuntamente;
  • =< 30% Vitigni Bellone, Bombino Bianco, Greco Bianco, Trebbiano Toscano e Trebbiano Giallo, da soli o congiuntamente. Inoltre, per metà della quota, possono essere impiegate anche ad altre Uve a bacca bianca prodotte da altri Vitigni coltivati nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico.
  • Vino Bianco Spumante fresco ed equilibrato con colore dal giallo paglierino chiaro, spuma fine e persistente, odore fine e caratteristico, sapore armonico, da brut a extradry.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Frascati

L'area geografica vocata alla produzione del Vino Frascati si estende sulle pendici del versante settentrionale dei Colli albani, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Frascati è localizzata in:

  • provincia di Roma e comprende il territorio dei comuni di Frascati, Grottaferrata, Monte Porzio Catone, ed in parte quelli di Roma e Montecompatri.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Frascati

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Frascati non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Frascati è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad escluzione della tipologia Spumante.
  • Il vino DOC Frascati deve riportare in etichetta la dicitura "Amabile" o "Abboccato".

4. Produttori di Vino DOC Frascati

Con l’utilizzo della DOC Frascati  i Produttori Vinicoli Laziali sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici del Vino DOC Frascati

Antipasti freddi e caldi, piatti di pasta con sughi a base di pesce, carciofi alla romana e alla giudia, frittate contadine, fritture di pesce azzurro.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Frascati

La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra del “Tusculum”, dall’epoca romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del “Frascati”. Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Frascati”.

In particolare la presenza della viticoltura nella zona del “Frascati” è attestata fin dall’epoca romana, in molti reperti dei georgici latini. Nel medioevo i contratti agrari ed i documenti di varia natura, conservati presso gli archivi monastici, confermano la diffusione di tale coltura.

Con la caduta dell'impero romano e la fine delle invasioni barbariche, la viticoltura in queste terre, nonostante i danni subiti, non perde la sua continuità con il passato e mantiene sempre un ruolo importante; come testimoniano i numerosi atti notarili, inerenti i terreni vitati, custoditi negli archivi monastici. Gli Statuti della Città di Frascati, emanati nel 1515, regolavano l’ordinamento della Comunità di Frascati su cui era basata la vita sociale, economica, religiosa, agricola e pastorale.

Diversi Articoli degli Statuti trattano della vite e del vino a testimonianza dell’importanza che anche allora rivestiva la vitivinicoltura. Un anonimo cronista al seguito del cardinale Scipione Borghese, raffinato buongustaio, così parla del Frascati, già noto nella prima metà del '600: “della bontà del sito non mi è necessario dirlo, perché la virtù et la varietà et la opportunità del terreno si mostra pur anco hoggidì, quando le sue vigne producono frutti et liquori di tale squisitezza, che io non intendo in quale parte si trovino migliori”.

Successivamente, in merito alla poca durata dei vini di Toscana, il Tergioni Tozzetti, in Riflessioni sopra la poca durata dei moderni Vini di Toscana (1791) porta come esempio tra gli altri, il Frascati, come vino da imitare in quelle terre “.. che il Tiburtino, cioè di Frascati, era nel suo fiore in capo a 10 anni, e quanto più invecchiava, tanto più migliorava” e citando Bacci riporta che all’epoca (1595) i vini di “Grotta Ferrata” bastavano fino a quattro anni.

Il Marocco, in Monumenti dello Stato pontificio e relazione topografica di ogni paese (1835), riporta per Monte Porzio Catone “Gli abitanti sono pieni di convenienza , si applicano ai lavori della campagna, e la maggiore utilità l'hanno sul commercio dèl vino”, per Grottaferrata “i vini sono eccellenti” e per Frascati “Il territorio e feracissimo.. produce eccellenti vini”.

Il Coppi, nel Discorso agrario del 1865, letto nell’Accademia tiberina il dì 15 gennaio 1866, riporta che Fabio Cavalletti nel suo podere di Grottaferrata (tuttora esistente) adottò un nuovo sistema di coltivare la vite e che il vino è di qualità eccellente.

Il Dalmasso, autore di uno dei primi trattati sui vini d'Italia, nella sua “Storia della vite e del vino in Italia” (1931-37), ricorda come il medico di Sisto V, Andrea Bacci, avesse definito Frascati “luogo di delizie, generoso di uve e di vari frutti", mettendo in evidenza che “quegli industri coltivatori avevano propagato nelle loro vigne le viti più elette d'Italia” dalle quali si ottenevano vini che venivano forniti “ai conviti principeschi, nonché alle mense borghesi di Roma”.

Interessante e pittoresca è la cronaca di una gita effettuata Grottaferrata in occasione della fiera nell’anno 1869 e riportata nel Buonarroti scritti sopra le arti e le lettere da Enrico Narducci: oltre ad una accorta e gustosa descrizione degli abitanti e delle loro abitudini riporta in merito al vino “..bottiglie freschissime di vino color oro, di quello che scende benefico all’ugola, apportatore di vita” e testimonia inoltre dell’esistenza di una società enologica che commerciava in vini “..sappiamo che in Frascati è costituita una società enologica, composta dai Signori Ambrogini e Santovetti e presieduta dall’onorevole dottor Gualandi. I vini che questa da al commercio sebbene finora in piccola scala, dicono chiaro bensì, che mai potrebbesi riprometter con essi”.

Il 23 Maggio 1949 nasce il Consorzio, su iniziativa di 18 produttori, con la Denominazione di "Consorzio del Frascati". L’intento era quello di tutelare, valorizzare e propagandare il vino “Frascati” autentico, ottenuto dalle uve delle vigne tuscolane. Infatti già all’epoca il nome Frascati era conosciuto in tutto il mondo e garantiva quindi ottime possibilità di vendita; per cui non era più accettabile si vendesse falso vino di Frascati.

È sempre esistito un legame tra il Frascati e la letteratura ed infatti numerosi poeti hanno dedicato a questo nobile ed illustre vino i loro versi in italiano, in dialetto romanesco e in dialetto frascatano. Il poeta romanesco Trilussa in un sonetto del 1912 intitolato ‘Er battesimo civile’ scrive: “Pe’ nun faje er battesimo davero, / ho battezzato la pupetta mia / co’r vino de Frascati all’osteria / davanti a ‘no stennardo rosso e nero” e più avanti “..doppo du’ o tre bevute, er comparetto, / a cavallo a ‘na botte de Frascati, / ce fece un… verso, e recitò un sonetto”.

Ai giorni nostri così scrive Alberto Bevilacqua, a dispetto del proprio cognome: “T’accenderà questo vino frascatano / il nero immemore degli occhi, / sarà amore sotto la tua nuda pelle dorata / ti donerà ricreata / nel cuore d’altri anni la tua età...”.

La storia recente è caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la nascita di nuove aziende che, unite alla professionalità degli operatori, hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza del “Frascati”.

Il Vino DOC Frascati ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 3 marzo 1966.

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 03.03.1966, G.U. 111 del 07.05.1966

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014.


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Est! Est!! Est!!! di Montefiascone D.O.C.

La denominazione di origine controllata «Est! Est!! Est!!! di Montefiascone» è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Est! Est!! Est!!! di Montefiascone
  2. Est! Est!! Est!!! di Montefiascone Classico
  3. Est! Est!! Est!!! di Montefiascone Spumante

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Est! Est!! Est!!! di Montefiascone

 

  • Est! Est!! Est!!! di Montefiascone (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco /Abboccato /Amabile
  • >< 50-65% Vitigno Trebbiano Toscano (localmente detto Procanico)
  • >< 25-40% Vitigno Trebbiano Giallo (localmente detto Rossetto)
  • >< 10-20% Vitigni Malvasia Bianca Lunga e Malvasia del Lazio, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco fresco ed equilibrato, con colore giallo paglierino più o meno intenso, odore fine, caratteristico, leggermente aromatico, sapore secco o abboccato o amabile, sapido, armonico, persistente con leggera vena amarognola.

  • Est! Est!! Est!!! di Montefiascone Classico (Vino Bianco Classico)
  • Versioni: Secco /Abboccato /Amabile
  • >< 50-65% Vitigno Trebbiano Toscano (localmente detto Procanico)
  • >< 25-40% Vitigno Trebbiano Giallo (localmente detto Rossetto)
  • >< 10-20% Vitigni Malvasia Bianca Lunga e Malvasia del Lazio, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco fresco ed equilibrato, con colore giallo paglierino più o meno intenso, odore fine, caratteristico, leggermente aromatico, sapore secco o abboccato o amabile, sapido, armonico, persistente con leggera vena amarognola.

  • Est! Est!! Est!!! di Montefiascone Spumante (Vino Bianco Spumante)
  • Versioni: Spumante Brut
  • >< 50-65% Vitigno Trebbiano Toscano (localmente detto Procanico)
  • >< 25-40% Vitigno Trebbiano Giallo (localmente detto Rossetto)
  • >< 10-20% Vitigni Malvasia Bianca Lunga e Malvasia del Lazio, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Spumante Bianco fresco ed equilibrato, con colore giallo paglierino tenue, perlage fine e persistente, odore gradevole con caratteristiche di fruttato delicato, sapore secco, fruttato e lievemente aromatico. 

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Est! Est!! Est!!! di Montefiascone

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Est! Est!! Est!!! di Montefiascone si estende sulle pendici del distretto vulcanico Vulsino, nella parte settentrionale del Lazio, in un territorio di media e alta collina adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione è localizzata in provincia di Viterbo e per le denominazioni:

  • DOC Est! Est!! Est!!! di Montefiascone, comprende il territorio dei comuni di Montefiascone, Bolsena, San Lorenzo Nuovo, Grotte di Castro, Gradoli, Capodimonte e Marta.
  • DOC Est! Est!! Est!!! di Montefiascone Classico, comprende il territorio dei comuni di Montefiascone e Bolsena.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Est! Est!! Est!!! di Montefiascone

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Est! Est!! Est!!! di Montefiascone prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Est! Est!! Est!!! di Montefiascone non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Nella designazione dei Vini DOC Est! Est!! Est!!! di Montefiascone può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Est! Est!! Est!!! di Montefiascone è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve solo se trattasi di recipienti di vetro con tappatura raso bocca.
  • Essendo accomunati, in parte, nella stessa zona di produzione, i Vini DOC Est! Est!! Est!!! di Montefiascone possono essere riclassificati nella DOC Colli Etruschi Viterbesi.
  • La qualificazione "Classico" è consentita solo per i vini a denominazione di origine controllata Est!Est!!Est!!! di Montefiascone, ad esclusione della tipologia Spumante.

4. Produttori di Vino DOC Est! Est!! Est!!! di Montefiascone

Con l’utilizzo della DOC Est! Est!! Est!!! di Montefiascone i Produttori Vinicoli Laziali sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione. 


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Est! Est!! Est!!! di Montefiascone

Antipasti freddi, piatti di pasta con sughi a base di pesce, fritture di pesce minuto, anguilla alla cacciatora, pesci di lago in umido e arrosto.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Est! Est!! Est!!! di Montefiascone

La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra del “Mons Flasconis”, dagli Etruschi, all’epoca romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche dell’ “Est! Est!! Est!!! di Montefiascone”. Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Est! Est!! Est!!! di Montefiascone”.

In particolare la presenza della viticoltura nella zona di “Montefiascone” è attestata fin dall’epoca degli Etruschi, in molte opere dei georgici latini. Nel medioevo i contratti agrari ed i documenti di varia natura, conservati presso gli archivi monastici, confermano la diffusione di tale coltura.

Con la caduta dell'impero romano e la fine delle invasioni barbariche, la viticoltura in queste terre, nonostante i danni subiti, non perde la sua continuità con il passato e mantiene sempre un ruolo importante; come testimoniano i numerosi atti notarili, inerenti i terreni vitati, custoditi negli archivi monastici.

Quasi a dimostrazione dell'ancestrale connessione con la “sacra” bevanda, il primo riferimento alla città di Montefiascone come mons Flasconis risale all'850, ad un privilegio di papa Leone IV, ove si trova specificato, vallem episcopii, montem Flasconis. Nel toponimo, vi è, senza dubbio, il riferimento alla posizione della città, arroccata su un colle, e alla produzione di vino (flascone inteso come contenitore di vino).

Il termine flasco nell’accezione di recipiente per il vino risulta già usato nel V sec. da Ennodio, si ritrova in Gregorio di Tours nel VI secolo ed in Gregorio Magno nel VII.

Nel XIII secolo: inoltre, fra' Salimbene specifica come il flasco sia un vasculum, quod illi de Tuscia flasconem dicunt, Lombardi vero botacium, lasciando intendere che proprio nel territorio della Tuscia, di cui è parte integrante Montefiascone, la parola inizia la sua affermazione come contenitore da vino o barilotto.

Anche lo stemma della città, assunto verso la metà del XII secolo, riprende questo tema: d'argento al monte all'italiana di sei cime di verde, sostenente un barilotto di rosso con l'esplicita intenzione di rappresentare in forma di figura parlante il nome del paese; sovrapponendo un flasco, in forma di barilotto, al simbolo araldico del monte. Il celebre vino Est Est Est lega il suo nome ad una leggenda, un misto di realtà e fantasia, che ha affascinato i viaggiatori di ogni tempo attratti dai "mirabilia".

Si racconta che nel 1111 un personaggio di rango (per alcuni un vescovo o un prelato, per altri un nobile), chiamato dai più Johannes Defuk, giunto in Italia al seguito dell'Imperatore Enrico V, conservando una grande predilezione per il buon vino e sapendo di trovarne di ottima qualità in Italia, abbia invitato il suo servitore Martino a precederlo lungo il tragitto alla ricerca del vino migliore e gli abbia chiesto di segnare il posto in cui degustava il più buono con il contrassegno Est. Defuk scendeva da cavallo e gustava il vino ogni volta che si imbatteva in questo segno. Giunto a Montefiascone incontra la porta di un'osteria non con uno, non con due ma con tre Est come segno di eccellenza.

Vinto dall'amore per l'ottimo vino che beve per due giorni, decide di abbandonare il corteo imperiale diretto a Roma e di trasferirsi a Montefiascone. Continua a bere quel vino delizioso fino alla morte avvenuta nel 1113, ma, prima di morire, lascia un testamento in cui dice di voler essere seppellito nella Chiesa di San Flaviano, dov'è ancora oggi, e su questa chiede che venga versato vino in abbondanza in occasione di ogni anniversario della sua morte.

A testimonianza dell’importanza che anche allora rivestiva la vitivinicoltura a Montefiascone, negli Statuti Veteri (1471) si elencano le operazioni che i lavoratori delle vigne locate nella città di Montefiascone sono tenuti a fare, e negli Statuti Novi (1584) si indicano anche i tempi di ogni operazione. Con precisione si indica anche il termine entro cui devono essere compiute tutte queste operazioni, cioè prima della festa di Santa Maria, nel mese di agosto. Sono previste, inoltre, delle pene per coloro i quali non abbiano terminato i lavori nel tempo indicato: perdano la metà di tutta la vendemmia o rifondano al padrone della vigna il danno patito.

In Descrittione di tutta l'Italia et isole pertinenti ad essa (1550), Leandro Alberti riporta “dal lago di Bolsena si traggono buoni pesci, & de’ luoghi contorni buoni vini.” e ancora “Ha Monte Fiascone molto ameno & bello territorio, chè di fruttiferi colli ornato; dai quali traggono i famosi e buoni vini moscatelli..”ed ancora “che Montefiascone era tante volte dai Tedeschi nominato et desiderato per i soavi et dolci vini moscatelli bianchi et vermigli”.

In Difesa del popolo romano sull'abbandono della campagna (1848) De’ Giovanni scrive “La vite è pressochè indigena in tutte le provincie, e vi si fanno distinguere i vini di Orvieto, di Montefiascone, ..”.

Nella Rivista dei più importanti prodotti naturali e manifatturieri dello Stato Pontificio (1857) Gaetano Nigrisoli parla dei prodotti naturali esistenti nella Delegazione di Viterbo e riporta: “ La cultura delle viti è giunta ad un alto grado di sviluppo, raccogliendosi dai campi, e dalle vigne vini rossi, e bianchi vigorosi, ed amabili, primeggiando su tutti il moscato detto dei tre est, il cui pregio viene eziando accresciuto dalla singolare rarità”.

In Agricoltura e quistioni economiche: che la riguardano (1860) Vol. 2, Frédéric Passy, scrive “I migliori vigneti son quelli di .., Monteflascone. Sono in generale vigne a cannette”. In Lo stato pontificio ne' suoi rapporti geografici, storici, politici (1837), Pietro Castellano, riporta “Montefiascone.. Il prezioso vino moscato, che raccogliesi ne' dintorni, ha dato al paese una fama, che per tutta Europa è diffusa, nè v' ha oltramontano, ed oltramarino viaggiatore, che nello attraversar la regione gustar non voglia di quel triplo Est, del quale pagò il gusto assai caro quel beone tedesco, che vi trovò la tomba”.

Nel 1830 Giuseppe Gioacchino Belli compone un sonetto che può essere considerato un generico inno al vino, ma specialmente a quello di Montefiascone. Er vino [...] È bbono assciutto, dorce, tonnarello, / Solo e ccor pane in zuppa, e, ssi è ssincero, / Te se confà a lo stommico e ar ciarvello. / È bbono bbianco, è bbono rosso e nnero; / De Ggenzano, d'Orvieti e Vviggnanello: / Ma l'este-este è un paradiso vero.

Il vino ufficiale usato nella celebrazione delle messe in Vaticano, in occasione dell’ultimo Anno Santo del 2000 è stato l’Est Est Est di Montefiascone.

La storia recente è caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la creazione della Cantina sociale, la nascita di nuove aziende che, unite alla professionalità degli operatori, hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza del vino “Est! Est!! Est!!! di Montefiascone”.

Il Vino DOC Est! Est!! Est!!! di Montefiascone ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 3 marzo 1996.

CORI DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 11.08.1971, G.U. 243 del 25.09.1971

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014.


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Cori D.O.C.

La denominazione di origine controllata "Cori" è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Bianco
  2. Rosso
  3. Bellone
  4. Nero Buono (anche nella versione riserva).

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Cori

 

  • Cori Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Bellone
  • => 20% Vitigno Malvasia del Lazio
  • => 15% Vitigno Greco Bianco
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco fresco ed equilibrato, con colore giallo paglierino più o meno intenso, odore caratteristico, gradevole con note floreali e fruttate, sapore secco, equilibrato di buona struttura.

  • Cori Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Nero Buono
  • => 20% Vitigno Montepulciano
  • => 15% Vitigni Cesanese di Affile e Cesanerse Comune, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso di buona struttura e presenza di buone dotazioni polifenoliche e tanniche polimerizzate, che conferiscono al vino carattere di pienezza di corpo e assenza di ruvidezza. Il vino presenta un colore rosso rubino con riflessi violacei, odore intenso con sentori fruttati (bacche e drupe) in equilibrio con lo speziato ed il vegetale, sapore secco, morbido con buona struttura e persistenza. 

  • Cori Bellone (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Bellone
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco fresco ed equilibrato, con colore giallo paglierino più o meno intenso, talvolta con riflessi verdognoli, odore caratteristico della varietà, gradevole con note floreali e fruttate, sapore equilibrato, sapido.

  • Cori Nero Buono (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Nero Buono
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso di buona struttura e presenza di buone dotazioni polifenoliche e tanniche polimerizzate, che conferiscono al vino carattere di pienezza di corpo e assenza di ruvidezza. Il vino presenta un rosso rubino con riflessi violacei, odore delicato, caratteristico del vitigno, con sentori di frutta di bosco in equilibrio con lo speziato ed il vegetale, sapore secco, armonico con buona struttura e persistenza.

  • Cori Nero Buono Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Nero Buono
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Invecchiato di buona struttura e presenza di buone dotazioni polifenoliche e tanniche polimerizzate, che conferiscono al vino carattere di pienezza di corpo, assenza di ruvidezza e buona longevità. Il vino presenta un rosso rubino con riflessi violacei tendente al granato con l'invecchiamento, odore delicato, caratteristico del vitigno, con sentori di frutta di bosco che sfumano a favore di quelli speziati o fenolici associabili al legno, sapore secco, armonico con buona struttura e persistenza.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Cori

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Cori si estende tra la pianura nord orientale dell’Agro Pontino e le pendici nord occidentali dei monti Lepini, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Cori è localizzata in:

  • provincia di Latina e comprende il territorio del comune di Cori e, in parte, il territorio del comune di Cisterna..

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Cori

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Cori prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Cori non dovrà essere superiore al 70% e al 65% per la tipologia di Vino Nero Buono; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Cori è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
  • Il vino DOC Cori Nero Buono Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 24 mesi.

4. Produttori di Vino DOC Cori

Con l’utilizzo della DOC Cori i Produttori Vinicoli Laziali sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Cori

Antipasti freddi, piatti di pasta con sughi a base di pesce, fritture di pesce, arrosti di carni bianche, carni rosse alla griglia o in umido con sughi leggeri, salsicce in umido con legumi.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Cori

La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra dell’antica “Volsca”, dall’epoca romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del “Cori”. Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Cori”.

In particolare la presenza della viticoltura nella zona del “Cori” è attestata fin dall’epoca Volsca, in molti reperti dei georgici latini. Nel medioevo, con la caduta dell'impero romano e la fine delle invasioni barbariche, la viticoltura in queste terre, nonostante i danni subiti, non perde la sua continuità con il passato e mantiene sempre un ruolo importante, come testimoniano i documenti di varia natura conservati presso gli archivi monastici.

Gli Statuti di Cori, emanati per la prima volta nel 1327, regolamentavano l’ordinamento della Comunità Corese su cui era basata la vita sociale, economica, religiosa, agricola e pastorale. Diversi Capitoli degli Statuti trattano della vite e del vino a testimonianza dell’importanza che anche allora rivestiva la vitivinicoltura.

Il Catastum bonorum di Cori (1668-1696) contiene aspetti relativi al grado economico-patrimoniale dei residenti, alla distribuzione della proprietà e ai modi di conduzione dei fondi agricoli, dei boschi e dei pascoli.

La coltivazione della vite continuò ed ebbe maggiore espansione sotto lo Sato della Chiesa: il Marocco, in Monumenti dello Stato pontificio e relazione topografica di ogni paese (1835), scrive per Cori “le sue vigne sono con bell'industria agraria coltivate, esquisiti sono i suoi vini”, come il Bauco nella Storia della città di Velletri (1851) parlando di Cori afferma “la massa del popolo si impegna nella coltivazione della campagna e delle vigne”.

Il Moroni, nel Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica (1860), descrivendo una veduta scrive “Da questo luogo si godono belli e deliziosi punti di vista, che offre la ridente situazione, onde si scoprono non solamente gli oliveti e le vigne del suo territorio, ma anche quelli di.. Cori, ..”.

Negli Atti della Giunta per la Inchiesta Agraria e sulle condizioni della classe agricola (1883) si riporta che le esportazioni del circondario di Velletri inerenti il vino, contemplavano quello fornito da Terracina, da Velletri, da Cori. Riporta anche che nei comuni di Cori, Norma e Sermoneta può stabilirsi che i prodotti dei terreni aperti camparili, e di quelli vestiti a vigna, nonchè degli oliveti, si dividono col proprietario al quarto restando i 3/4 al colono che sopporta qualunque spesa di coltivazione ed impianto.

Nella stessa Inchiesta sono citate le principali varietà coltivate a Cori, con sistema di coltivazione a vigna bassa, che sono l’Arciprete bianco (sinonimo locale del Bellone), il Greco giallo, il Greco nero, il Cesanese: sostanzialmente le stesse varietà che compongono la base ampelografica dell’attuale DOC Cori.

La storia recente è caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la creazione della Cantina sociale, la nascita di nuove aziende che, unite alla professionalità degli operatori, hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza del “Cori”.

Il Vino DOC Cori ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 11 agosto 1971.


Oltre 300 buyers, tra Importatori, Grossisti e Distributori in 70 paesi del mondo, sono le collaborazioni attive di Assovini.it

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Assovini.it è il sito del Vino e delle Cantine ideato nel 1986 e realizzato da un team di Sommelier con la collaborazione di Enologi e Produttori per diffondere i migliori Vini italiani nel mondo.

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