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FALERNO DEL MASSICO DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 03.01.1989, G.U. 203 del 31.08.1989

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Falerno del Massico D.O.C.

La Denominazione di Origine Controllata “Falerno del Massico” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Bianco
  2. Rosso
  3. Rosso Riserva
  4. Primitivo
  5. Primitivo Riserva o Vecchio

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Falerno del Massico

 

  • Falerno del Massico Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Falanghina
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Campania.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore bianco paglierino con riflessi verdognoli, odore vinoso, gradevole, dal sapore asciutto, sapido.

  • Falerno del Massico Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco /Abboccato
  • => 60% Vitigno Aglianico
  • =< 40% Vitigno Piedirosso
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Campania
  • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino intenso tendente al granato con l'invecchiamento, profumo caratteristico ed intenso e sapore asciutto o abboccato, caldo, robusto e armonico.

  • Falerno del Massico Rosso Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 60% Vitigno Aglianico
  • =< 40% Vitigno Piedirosso
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Campania
  • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino intenso tendente al granato con l'invecchiamento, profumo caratteristico ed intenso e sapore asciutto, caldo, robusto e armonico.

  • Falerno del Massico Primitivo (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco /Abboccato
  • => 85% Vitigno Primitivo
  • =< 15% Vitigni Aglianico, Piedirosso e Barbera, da soli o congiuntamente
  • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino intenso tendente al granato con l'invecchiamento, profumo caratteristico ed intenso e sapore asciutto o abboccato, caldo, robusto e armonico.

  • Falerno del Massico Primitivo Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco /Abboccato
  • => 85% Vitigno Primitivo
  • =< 15% Vitigni Aglianico, Piedirosso e Barbera, da soli o congiuntamente
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino intenso tendente al granato con l'invecchiamento, profumo caratteristico ed intenso e sapore asciutto o abboccato, caldo, robusto e armonico.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Falerno del Massico

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Falerno del Massico è situata nel territorio collinare della zona nord occidentale della provincia di Caserta, già noto come Ager Falernus, delimitata dal fiume Garigliano, dal monte S. Croce ( Roccamonfina), dal confine dei comuni di Carinola e Mondragone e dal mar Tirreno.

La Zona di Produzione riguarda del Vino DOC Falerno del Massico è localizzata in:

  • provincia di Caserta e comprende il territorio dei comuni di Sessa Aurunca, Cellole, Mondragone, Falciano del Massico e Carinola.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Falerno del Massico

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione dei Vini DOC Falerno del Massico prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Falerno del Massico non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 10%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Nella designazione dei Vini DOC Falerno del Massico può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
  • Il Vino DOC Falerno del Massico Rosso deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 12 mesi. Il vino sottoposto ad invecchiamento per un periodo di almeno 24 mesi di cui almeno 12 in botti di legno può fregiarsi della menzione "Riserva".
  • Il Vino DOC Falerno del Massico Primitivo deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 12 mesi. Il vino sottoposto ad invecchiamento per un periodo di almeno 24 mesi di cui almeno 12 in botti di legno può fregiarsi della menzione "Riserva" o "Vecchio".
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Falerno del Massico è obbligatiorio riportare l'annata di produzione delle uve.

4. Produttori di Vino DOC Falerno del Massico

Con l’utilizzo della DOC Capri i Produttori Vinicoli Campani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Falerno del Massico

Piatti di pesce alla griglia, crostacei, timballi, calamari in umido, caciocavallo e mozzarella di bufala. Carni in umido speziate e saporite, carni ovine e carni rosse arrosto fortemente aromatizzate e saporite, carni brasate e speziate, formaggi pecorini stagionati e piccanti.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Falerno del Massico

Di fondamentale rilievo sono i fattori storici – antropologici legati al territorio di produzione, che per consolidata tradizione hanno contribuito ad ottenere il vino Falerno del Massico.

La viticoltura nell’area di produzione del Falerno del Massico ha origini antichissime che risalgono ai colonizzatori greco – micenei i quali diedero primo impulso alla millenaria coltivazione della vite nell’antico Ager Falernus, poi ripresa dagli etruschi ed infine ulteriormente sviluppata in epoca romana. Infatti, già nel secondo secolo avanti Cristo gli antichi romani, nuovi colonizzatori dell’ area geografica oggi individuata come Campania settentrionale, iniziarono un’intensiva coltivazione delle uve nelle zone destinate esclusivamente alla produzione dell’antico Falernum.

Ancora oggi sono visibili nel territorio delimitato dall’attuale perimetrazione della area a dop, resti archeologici di antiche “Ville rustiche” con annesse cantine ed attrezzature in pietra , destinate alla vinificazione e conservazione del Falerno, nonché resti di antichi impianti di vigneti organizzati secondo le tecniche consentite e conosciute nell’epoca.

Tale vino era suddiviso, a seconda dell’altimetria di produzione delle uve, in “Caucinum”, “Faustianum“ e “Falerno“ contraddistinto quindi a livello organolettico dalle tipologie “austerum”,”dulce” e “tenue” e venduto in tutte le provincie dello sterminato impero romano in anfore di terracotta che erano contrassegnate dai “Pittacium”, l’etichetta dell’epoca, nel quale si specificava il tipo di vino, l’anno di produzione e la zona di provenienza delle uve.

Le navi onerarie deputate al trasporto delle anfore di Falerno, salpavano dai porti di Sinuessa, Gianola e dalla foce del Garigliano. Da Manchester a Marsiglia da Dusseldorf e Colonia al Cartagine nel nord Africa o nei fondali di tutto il Mediterraneo, sono state trovate anfore di Falerno, il vino dei re, il vino più costoso e desiderato dell’impero romano.

Di tale splendore troviamo tracce nei testi storici - letterari già dai tempi di Giulio Cesare, passando per Orazio, Marziale, Cicerone, Plinio, Virgilio, Petronio, Giovenale e più recentemente del Tasso, di Sante Lancerio e tantissimi altri autori che fino ai giorni nostri hanno magnificato le caratteristiche organolettiche del vino Falerno, riconoscendogli un ruolo assolutamente preminente nell’ ambito della intera viticoltura meridionale.

Il Vino DOC Falerno del Massico ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di  Origine Controllata in data 3 gennaio 1989.

FALANGHINA DEL SANNIO DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 30.09.2011, G.U. 236 del 10.10.2011

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Falanghina del Sannio D.O.C.

La denominazione di origine controllata «Falanghina del Sannio» e le relative Sottozone, è riservata ai vini bianchi che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione, per le seguenti categorie e tipologie:

  1. Falanghina del Sannio
  2. Falanghina del Sannio Spumante
  3. Falanghina del Sannio Spumante di Qualità
  4. Falanghina del Sannio Spumante di Qualità Metodo Classico
  5. Falanghina del Sannio Vendemmia tardiva
  6. Falanghina del Sannio Passito
  7. Sottozone Falanghina del Sannio DOC »
    1. Sottozona Guardia Sanframondi »
    2. Sottozona Sant'Agata de' Goti »
    3. Sottozona Solopaca »
    4. Sottozona Taburno »

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Falanghina del Sannio

 

  • Falanghina del Sannio (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Falanghina
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Benevento
  • => 11,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino, odore fine, floreale, fruttato e sapore secco, fresco, equilibrato. 

  • Falanghina del Sannio Spumante (Vino Bianco Spumante)
  • Versioni: Spumante Extra-brut /Brut /Extra dry
  • => 85% Vitigno Falanghina
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Benevento
  • => 11,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e persistente e colore giallo paglierino più o meno intenso con eventuali riflessi verdolini o dorati; odore fine, floreale, fruttato, fragrante, dal sapore fine, fresco e armonico, nelle tipologie extra brut, brut ed extra dry.

  • Falanghina del Sannio Spumante di Qualità (Vino Bianco Spumante)
  • Versioni: Spumante Extra-brut /Brut /Extra dry
  • => 85% Vitigno Falanghina
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Benevento
  • => 11,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e persistente, colore giallo paglierino più o meno intenso con eventuali riflessi verdolini o dorati; odore fine, floreale, fruttato, fragrante, dal sapore fine, fresco e armonico, nelle tipologie extra brut, brut ed extra dry.

  • Falanghina del Sannio Spumante di Qualità Metodo Classico (Vino Bianco Spumante)
  • Versioni: Spumante Extra-brut /Brut 
  • => 85% Vitigno Falanghina
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Benevento
  • => 11,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e persistente, colore giallo paglierino più o meno intenso con eventuali riflessi dorati; odore fine, floreale, fruttato, fragrante, dal sapore fine, fresco e armonico, nelle tipologie extra brut e brut.

  • Falanghina del Sannio Vendemmia Tardiva (Vino Bianco Vendemmia Tardiva)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Falanghina
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Benevento
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino più o meno intenso tendente al dorato, odore floreale, fruttato, composito e sapore secco, pieno, equilibrato.

  • Falanghina del Sannio Passito (Vino Bianco Passito)
  • Versioni: Amabile /Dolce
  • => 85% Vitigno Falanghina
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Benevento
  • => 16,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Passito dal colore giallo dorato più o meno intenso tendente all’ambrato, odore intenso, ampio e composito, caratteristico del vitigno di provenienza e dal sapore amabile o dolce, pieno, armonico, caratteristico del vitigno di provenienza.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Falanghina del Sannio

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Falanghina del Sannio si estende sull'Appennino Campano, inserita in un ambiente verdeggiante tracciato dai fiumi Sabato e Calore. Il territorio di produzione favorito dalle ottime condizioni microclimatiche e l'esposizione prevalente dei vigneti, orientati a sud, sud-est, concorrono a determinare un ambiente adeguatamente ventilato, luminoso, favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive della pianta.

La Zona di Produzione del Vino DOC Falanghina del Sannio è localizzata in:

  • provincia di Benevento e comprende l'intero territorio provinciale.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Falanghina del Sannio

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione dei Vini DOC Falanghina del Sannio prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Falanghina del Sannio non dovrà essere superiore al 70%, al 40% per le tipologie di Vino Passito e al 65% per le tipologie di Vino Vendemmia Tardiva. Qualora tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Le operazioni di vinificazione, di elaborazione, di spumantizzazione, di invecchiamento e di imbottigliamento dei vini a denominazione di origine controllata Falanghina del Sannio, anche con la specificazione delle sottozone Solopaca, Guardia Sanframondi o Guardiolo, Taburno, Sant’Agata dei Goti, devono essere effettuate nell'ambito della provincia di Benevento e, per ciascuna sottozona, all’interno della zona di produzione delimitata per ciascuna sottozona.
  • I Vini DOC Falanghina del Sannio Spumante Metodo Classico devono essere ottenuti attraverso la tradizionale rifermentazione in bottiglia con permanenza sui lieviti di fermentazione per almeno 12 mesi.
  • I Vini DOC Falanghina del Sannio Passito devono essere ottenuti da uve sottoposte in tutto o in parte, sulle piante o dopo la raccolta, ad appassimento naturale.

4. Produttori di Vino DOC Falanghina del Sannio

Con l’utilizzo della DOC Falanghina del Sannio i Produttori Vinicoli Campani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Falanghina del Sannio

Aperitivi, piatti di pesce grigliato o fritto, primi con frutti di mare.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Falanghina del Sannio

Di fondamentale importanza nella produzione del vino Falanghina del Sannio DOC sono i fattori umani legati al territorio di produzione.

In base ai ritrovamenti effettuati ed a studi realizzati si può affermare che la coltivazione della vite nella provincia di Benevento ha origini antiche risalenti al II secolo a.C. Nel paese di Dugenta fu ritrovato un imponente deposito, con relativo forno di produzione, di anfore utilizzate per la conservazione ed il commercio del vino. Gli studiosi hanno convenuto che sicuramente questa era una fabbrica di anfore costruita in una area particolarmente idonea alla produzione e allo smercio del vino, situata lungo la riva sinistra del fiume Volturno del quale è affluente il fiume Calore che attraversa l’intera provincia di Benevento.

In base agli studi effettuati da Attilio Scienza, una forte classe di produttori di vino di origine sannita sarebbe stata presente nella composizione etnica di Pompei, a conferma che la cultura del vino nel Sannio è stata contemporanea se non precedente, all’epoca romana. Il Sannio per molti secoli ha rappresentato il collegamento naturale tra la Puglia e la Campania. Attraverso i sentieri della transumanza i Sanniti hanno conosciuto il mondo del vino Abruzzese e Pugliese attraverso i quali hanno portato nel Sannio i vitigni greci dell’Epiro.

Attilio Scienza afferma che del vino sannita troviamo citazioni di Platone comico, commediografo ateniese della seconda metà del V secolo a.C., che parlava dell’eccellente vino di Benevento dal lieve aroma fumé; inoltre secondo Scienza del vino sannita ne parla anche Plinio nella Naturalis Historia, il quale sosteneva che il vino Kapnios avesse nel Sannio una delle sue patrie d’elezione.

Anche Carlo Magno si occupò attraverso il Capitulare de Villis della cura della vite, ma fu grazie alla chiesa che intorno all’anno 1000 si ebbe il definitivo rilancio della coltivazione della vite che coinvolse anche il territorio sannita. Fu proprio un sacerdote, il vescovo di Benevento Landulfo, a pretendere che vicino ad ogni monastero fossero impiantati dei vigneti, favorendo il rilancio della viticultura soprattutto nella zona di Solopaca come dimostra la presenza di venditori di vino in documenti del 1100.

In questo periodo, e fino al 1400, molti vini beneventani grazie alla possibilità di sfruttare i fiumi navigabili che attraversavano la provincia, arrivavano ai porti di Gaeta e di Napoli i più grandi porti di smistamento dei vini per l’intero Mediterraneo e per i mari del Nord. A Napoli in quegli anni venivano trasportati ingenti quantità di vino dall’entroterra Beneventano ed Avellinese, ed assieme ai vini fermi venivano trasportati anche vini dolci molto richiesti dal mercato europeo in quel periodo.

La classe mercantile beneventana in quegli anni diventò la più forte della regione Campania, in quanto poteva godere degli enormi benefici derivanti dal fatto che i territori della provincia di Benevento erano sotto il governo dello Stato della Chiesa. Per una prima descrizione su base scientifica della viticoltura beneventana dobbiamo attendere la Statistica murattiana del 1811, il primo e vero studio del territorio sannita che ha permesso di conoscere le produzioni della provincia di Benevento e di ricostruire le condizioni economiche- sociali e gli stili di vita della popolazione sannita.

Da questo studio si evince che che la provincia di Benevento produceva vini che soddisfacevano le diverse richieste del mercato infatti il vino di Cerreto Sannita veniva considerato molto pregiato assieme a quello di Solopaca, Frasso Telesino, Melizzano e venivano venduti sul mercato regionale ed extra-regionale; quelli di Sant’Agata dei Goti venivano venduti solo sul mercato provinciale, mentre a Guardia Sanframondi si produceva un vino dolce e liquoroso simile a quello di Malaga. Da Cerreto Sannita e Guardia Sanframondi partiva nel 1811 il più alto numero di barili di vino per la capitale, 79.229, contro i 31.281 di Airola, i 12.557 di Solopaca e i 10.470 di Sant’Agata dei Goti.

Per quanto riguarda il numero di vigne Cerreto Sannita e Guardia Sanframondi non superavano di molto Solopaca infatti nei due comuni se ne trovavano circa 3.480 ed invece nel solo comune di Solopaca se ne potevamo trovare circa 2.880.

Dopo l’unità d’Italia nel vigneto sannita vengono coltivate anche altri tipi di vitigni nazionali ed internazionali come il Sangiovese, Barbera, Cabernet Sauvignon, Malbek, Sirah, Erbaluce, Semillon, Pinot e Riesling renano. 14 Dopo le due grandi guerre mondiali, vi fu un risveglio in tutti i settori produttivi che influenzò anche quello agricolo, e nella provincia di Benevento si verificò che i contadini, fino ad allora solo conduttori dei terreni, ne acquisirono anche le proprietà. In questo periodo la produzione delle uve aumentò sensibilmente nella provincia di Benevento, favorendo da una parte la nascita del primo Enopolio nella provincia a Solopaca che vantava una capacità di 13 mila ettolitri contro i soli cinquemila dell’Enopolio napoletano, ma dall’altra lo sfruttamento dei grossi mediatori nei confronti dei piccoli produttori.

Negli anni settanta ad opera di un produttore della provincia di Benevento avviene un cambiamento radicale nelle produzioni del territorio sannita. Il produttore Leonardo Mustilli infatti riscopre la Falanghina, vitigno autoctono a bacca bianca, poco conosciuto e poco coltivato. La Falanghina di Mustilli fece compiere il salto di qualità ai vini della provincia di Benevento, in quanto ebbe un apprezzamento unanime e diffuso, che i vini sanniti, seppur riconosciuti come ottimi vini, non avevano mai riscosso.

La Falanghina fu lavorata per la prima volta in purezza e questo tipo di lavorazione diede ottimi risultati. Grazie alla lavorazione della Falanghina in purezza, nel territorio sannita si sgretolò l’idea dei blend e si incominciarono ad elaborare vini in assoluta purezza anche con gli altri vitigni da sempre presenti sul territorio sannita. Il lavoro di Leonardo Mustilli fu importante per l’intero comparto vitivinicolo sannita che, a partire dagli anni Ottanta, ha intrapreso un lento ma graduale percorso verso la qualità. Da venti anni a questa parte, Benevento è la prima provincia campana per quantità di vino prodotto oltre che per vigneti.

Il Vino DOC Falanghina del Sannio ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di  Origine Controllata in data 30 settembre 2011.

COSTA D'AMALFI DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 10.08.1995, G.U. 208 del 06.09.1995

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Costa d'Amalfi D.O.C.

La Denominazione di Origine Controllata “Costa d’Amalfi” e alle relative Sottozone è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Bianco
  2. Bianco passito
  3. Bianco Spumante
  4. Rosso
  5. Rosso Passito
  6. Rosato
  7. Sottozone Costa d'Amalfi DOC »
    1. Sottozona Furore »
      1. Bianco
      2. Rosso
      3. Rosato
    2. Sottozona Ravello »
      1. Bianco
      2. Rosso
      3. Rosato
    3. Sottozona Tramonti »
      1. Bianco
      2. Rosso
      3. Rosato

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Costa d'Amalfi

 

  • Costa d'Amalfi Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 40% Vitigni Falanghina e Biancolella, da soli o congiuntamente;
  • =< 60% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Salerno
  • => 10% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore paglierino più o meno intenso, odore delicato e gradevole, dal sapore asciutto, di giusto corpo, armonico.

  • Costa d'Amalfi Bianco Passito (Vino Bianco Passito)
  • Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
  • => 40% Vitigni Falanghina e Biancolella, da soli o congiuntamente;
  • =< 60% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Salerno
  • => 17% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Passito dal colore giallo dorato più o meno intenso tendente all'ambrato con l’invecchiamento, odore fruttato floreale, caratteristico, dal sapore da secco a dolce.

  • Costa d'Amalfi Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 40% Vitigno Piedirosso
  • =< 60% Vitigni Sciascinoso e Aglianico, da soli o congiuntamente;
  • =< 40% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella provincia di Salerno
  • => 10,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rubino più o meno intenso, odore vinoso e sapore asciutto, di medio corpo, giustamente tannico.

  • Costa d'Amalfi Rosso Passito (Vino Rosso Passito)
  • Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
  • => 40% Vitigno Piedirosso
  • =< 60% Vitigni Sciascinoso e Aglianico, da soli o congiuntamente;
  • =< 40% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella provincia di Salerno
  • => 10,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Rosso dal colore rosso rubino più o meno intenso, tendente al granato con l’invecchiamento, odore intenso, gradevole, caratteristico, dal sapore da secco a dolce, armonico, caratteristico.

  • Costa d'Amalfi Rosato (Vino Rosato)
  • Versioni: Secco
  • => 40% Vitigno Piedirosso
  • =< 60% Vitigni Sciascinoso e Aglianico, da soli o congiuntamente;
  • =< 40% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella provincia di Salerno
  • => 10,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosato dal colore rubino più o meno intenso, odore vinoso e sapore asciutto, di medio corpo, giustamente tannico.

  • Costa d'Amalfi Spumante (Vino Bianco Spumante)
  • Versioni: Spumante Extra-brut /Brut /Extra dry
  • => 40% Vitigni Falanghina e Biancolella, da soli o congiuntamente;
  • =< 60% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Salerno
  • => 11,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Spumante dal colore giallo paglierino più o meno intenso con riflessi da verdognoli a dorati, odore caratteristico fragrante (intenso persistente), con delicato sentore di lievito e dal sapore da extra brut a brut, sapido, gradevole armonico.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Costa d'Amalfi

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Costa d'Amalfi è situata nella rinomata Costiera Amalfitana, nell'ambito del Golfo di Napoli.

La Zona di Produzione del Vino DOC Costa d'Amalfi è localizzata in:

  • provincia di Salerno e comprende il territorio dei comuni di Vietri, Cetara, Maiori, Minori, Ravello, Scala, Atrani, Tramonti, Furore, Praiano, Positano, Amalfi e Conca dei Marini.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Costa d'Amalfi

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione dei Vini DOC Costa d'Amalfi prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Costa d'Amalfi non dovrà essere superiore al 70% e al 50% per le tipologie di Vino Passito; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Il Vino prodotto nella tipologia Spumante può essere elaborato col metodo della rifermentazione in bottiglia (metodo classico) purché sia sottoposto ad un periodo di affinamento di almeno 24 mesi.

4. Produttori di Vino DOC Costa d'Amalfi

Con l’utilizzo della DOC Costa d'Amalfi i Produttori Vinicoli Campani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Costa d'Amalfi

Insalate di mare, grigliate di pesce e il piatto tipico amalfitano, gli "scialatelli alla paranza". Tortini di maccheroni, carni bianche in umido, braciole di maiale, pappardelle al ragù o con sugo di coniglio.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Costa d'Amalfi

La coltivazione della vite era già presente, negli anni 860 dc, in appezzamenti relativamente grandi, in genere su terreni rubati alle produzioni boschive: infatti ci sono riferimenti nei documenti storici della città di Amalfi ove sanciscono “peciam de vinea in regina maioren”, pecia de terra cum vinea in locus beteri”, mostram vineam seu terris campis silvis arbori bus fructiferis ed infructiferis in Oecara” che danno la indicazione delle zone di maggiore tradizione agricola del primo periodo dove le diverse specie di uva si trovano “ ab immemorabili”, distinte e denominate con voci vernacole.

È questo il periodo in cui l’Italia vede lo sviluppo della viticoltura. Dai documenti dell’Italia meridionale nel IX e X secolo fino al 1025 il rapporto fra viti ed altre piantagioni, in questa zona, è passato da 1 a 1, nel 950, a 2,5 a 1, a 3 a 1 nel periodo 975 – 1025. I vigneti insieme agli agrumeti hanno predominio tra le coltivazioni nel 1600 e nel 1700 e fino all’Unità d’Italia.

La letteratura, a partire dal Decamerone, ricorda i lauti banchetti che si svolgevano a Villa Rufolo, nello splendido scenario di Ravello. Ma ovunque fossero presenti dimore nobili, da Amalfi, ad Atrani, a Scala, era ricercato e raccoglieva grande favore il “Vino Latino”, (“latino”perché ottenuto da uve importate dai Romani) prodotto sulle colline che dai Lattari,scendono giù verso il mare.

Di grande importanza è stata anche la commercializzazione dei vini ottenuti in questa zona (Repubblica Amalfitana) e trasportati a mezzo nave nelle parti d’Italia. 

Il Vino DOC Costa d'Amalfi ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di  Origine Controllata in data 10 agosto 1995.

CILENTO DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 03.05.1989, G.U. 256 del 02.11.1989

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Cilento D.O.C.

La denominazione di origine controllata «Cilento» è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione nelle seguenti tipologie:

  1. Cilento Rosso
  2. Cilento Rosato
  3. Cilento Bianco
  4. Cilento Aglianico
  5. Cilento Fiano

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Cilento 

 

  • Cilento Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • >< 60-75% Vitigno Aglianico
  • >< 15-20% Vitigni Piedirosso e Primitivo, da soli o congiuntamente.
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella provincia di Salerno
  • => 11,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino, odore vinoso, caratteristico e sapore delicato, asciutto.

  • Cilento Rosato (Vino Rosato)
  • Versioni: Secco
  • >< 70-80% Vitigno Sangiovese
  • >< 10-15% Vitigno Aglianico
  • >< 10-15% Vitigni Primitivo e Piedirosso, da soli o congiuntamente.
  • =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella provincia di Salerno
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosato dal colore rosa più o meno intenso, odore caratteristico e sapore armonico, fresco.

  • Cilento Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • >< 60-65% Vitigno Fiano
  • >< 20-30% Vitigno Trebbiano Toscano
  • >< 10-15% Vitigni Primitivo e Piedirosso, da soli o congiuntamente.
  • =< 10% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Salerno
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore paglierino più o meno intenso, odore delicato caratteristico e sapore fresco, armonico.

  • Cilento Aglianico (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Aglianico
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella provincia di Salerno
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino, odore vinoso caratteristico e sapore asciutto, corposo, sapido.

  • Cilento Fiano (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Fiano
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Salerno
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore intenso, gradevole, caratteristico e sapore secco, armonico.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Cilento

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Cilento è situata nel territorio dell'Appennino Campano-Lucano nella zona delimitata tra Agropoli, Sapri, la Lucania e il Mar Tirreno.

La Zona di Produzione del Vino DOC Cilento è localizzata in:

  • provincia di Salerno e comprende il territorio dei comuni di Agropoli, Alfano, Ascea, Camerota, Campora, Capaccio, Cannalonga, Casaletto Spartano, Casalvelino, Castellabate, Castelnuovo Cilento, Celle di Bulgheria, Centola, Ceraso, Cicerale, Cuccaro Vetere, Futani, Gioì Cilento, Giungano, Ispani, Laureana Cilento, Laurito, Lustra, Magliano Vetere, Moio della Civitella, Montano Antilia, Montecorice, Monteforte Cilento, Morigerati, Novi Velia, Ogliastro Cilento, Ornignano, Orria, Perdifumo, Perito, Pisciotta, Pollica, Prignano Cilento, Roccagloriosa, Rofrano, Rutino, Salento, S.Giovanni a Piro, S.Mauro Cilento, S.Mauro la Bruca, Santa Marina, Sapri, Serramezzana, Sessa Cilento, Stella Cilento, Stio, Torchiara, Torraca, Torre Orsaia, Tortorella, Trentinara, Vallo della Lucania e Vibonati.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Cilento

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione dei Vini DOC Cilento prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Cilento non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC.

4. Produttori di Vino DOC Cilento

Con l’utilizzo della DOC Cilento i Produttori Vinicoli Campani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Cilento

Carni ovine e suine arrosto, formaggi di media stagionatura, capocollo campano, peperoni imbottiti.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Cilento

E’ una zona molto ampia il cui nome d’origine latina sta ad indicare: Cis Alentum. Il Cilento attraversa numerosi comuni della costa e dell'entroterra, da Agropoli (roccaforte dei pirati saraceni), a Sapri e poi ancora verso l'interno, al confine con la Basilicata.

Oltre a tanti luoghi di interesse paesaggistico, come il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, il monte Gelbison, i fiumi Alento e Calore e l'oasi di Persano, si trovano anche testimonianze archeologiche, artistiche e culturali di rilievo. Dagli scavi di Paestum e di Novi Velia, al Museo del mare di Pollica, dai luoghi di culto come il Santuario di Capaccio ai mulini ad acqua di Vibonati.

I vitigni cilentani traggono la propria origine dall’antica Grecia. Furono infatti, i colonizzatori guinti fin qua dalle coste del Peloponneso. Il Cilento è una delle zone più ricche di bellezze naturali, caratterizzata da terreni di difficile coltivazione, che ben si prestano alla coltura della vite. Il Cilento è soprattutto colline e montagne, se del paesaggio non facessero parte piccole piane costiere ed il Vallo di Diano, una grande pianura interna, un tempo occupata da un lago, oggi scomparso. Frastagliati i rilievi e il continuo susseguirsi di dorsali montuose: alcune con versanti ripidi e scoscesi, e colline rotondeggianti, variamente orientate, ed incise da un fitto reticolo idrografico.

I vitigni locali, introdotti ad Elea ed a Paestum dagli antichi colonizzatori greci, trovano nella natura argillosa-calcarea del terreno e nel clima della zona le condizioni per esprimere al meglio la propria personalità.

Il Vino DOC Cilento ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 3 maggio 1989.

Oltre 300 buyers, tra Importatori, Grossisti e Distributori in 70 paesi del mondo, sono le collaborazioni attive di Assovini.it

Assovini

Assovini.it è il sito del Vino e delle Cantine ideato nel 1986 e realizzato da un team di Sommelier con la collaborazione di Enologi e Produttori per diffondere i migliori Vini italiani nel mondo.

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