Assovini
Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Approvato con D.M. 04.10.2011, G.U. 243 del 18.10.2011
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Castel del Monte Bombino Nero D.O.C.G.
La denominazione di origine controllata e garantita "Castel del Monte Bombino Nero” è riservata al vino che risponde alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel disciplinare di produzione, per la seguente tipologia:
- Castel del Monte Bombino Nero
1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Castel del Monte Bombino Nero
- Castel del Monte Bombino Nero (Vino Rosato)
- Versioni: Secco
- => 90% Vitigno Bombino
- =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella "Murgia Centrale" della regione Puglia.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Rosato dal colore rosato più o meno intenso, odore caratteristico, delicato, fruttato e sapore asciutto, armonico.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Castel del Monte Bombino Nero
L’area “Castel del Monte”, che trae l’appellativo dal famoso castello federiciano oggi patrimonio dell’Unesco, si colloca nella porzione Nord Occidentale del bacino viticolo omogeneo “Murgia Centrale”, corrispondente alla provincia di Bari. Il vino DOCG Castel del Monte Bombino Nero presenta caratteristiche molto evidenti e peculiari che ne permettono una chiara tipicizzazione legata al territorio. I vignaioli locali, valorizzando ed estendendo il territorio vocato, hanno nel corso dei tempi tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione ed enologiche, che nell’epoca moderna, grazie al progresso scientifico e tecnologico sono state notevolmente migliorate ed affinate fino all’ottenimento di vini che godono di notevole fama mondiale.
La Zona di Produzione del Vino DOCG Castel del Monte Bombino Nero è localizzata in:
- provincia di Bari, e comprende il territorio dei comuni di Corato, Ruvo di Puglia, Terlizzi, Bitonto, Palo del Colle, Toritto e Binetto.
- provincia di Barletta-Andria-Trani, e comprende il territorio del comune di Minervino Murge e, in parte, il territorio dei comuni di Andria e Trani.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Castel del Monte Bombino Nero
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOCG Castel del Monte Bombino Nero prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino non dovrà essere superiore al 70% e qualora tali parametri vengano superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non ha diritto alla DOCG. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOCG per tutto il prodotto.
4. Produttori di Vino DOCG Castel del Monte Bombino Nero
Con l’utilizzo della DOCG Castel del Monte Bombino Nero i Produttori Vinicoli Pugliesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Castel del Monte Bombino Nero
Salumi piccanti, primi piatti con sughi di carne, carne di maiale o agnello, formaggi ovini stagionati.
6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Castel del Monte Bombino Nero
Nonostante prenda il nome dal vitigno da cui si produce, il Castel del Monte Bombino Nero è un vino rosato. Un vino che esprime perfettamente le peculiarità del vitigno e le caratteristiche del territorio della Murgia Centrale. Da secoli le colline delle Murge si distinguono per essere tra i territori in altura più vocati della vitivicoltura pugliese di qualità, composti terreni calcarei e rocciosi, difficili da coltivare ma in grado di regalare vini straordinari.
La storia di questo vino ha origini lontane del tempo ed è tracciata da un percorso iniziato dai coloni della Magna Grecia, che oltre duemila anni orsono avevano intuito le potenzialità enologiche del Bombino Nero, e procedettero a trasformare le terre murgiane, soprattutto quelle situate nella zona di Corato, in un fertile vigneto.
Tuttavia il successo più recente del Vino Castel del Monte Bombino Nero si deve al costante impegno dei produttori e del Consorzio di Tutela, che nel tempo hanno saputo innovarsi con moderne tecnologie, consolidando la fama mondiale di un vino che oggi vanta la DOCG ottenuta nell'ottobre 2011.
- Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 20.10.1995, G.U. 270 del 18.11.1995
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 17.04.2015 (concernente correzione dei disciplinari) G.U. 97 del 28.04.2015
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Verduno Pelaverga (o Verduno) D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Verduno Pelaverga (o Verduno)” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Verduno Pelaverga
- Verduno Pelaverga Vigna
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Verduno Pelaverga
- Verduno Pelaverga (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Pelaverga
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Piemonte.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rubino, sfumato di riflessi che vanno dal violetto al cerasuolo. Il delicato equilibrio tra acidità e tannini lo rende fresco e aggraziato al palato anche se di una certa struttura; è piacevole da bere giovane, quando prevalgono le note fiorite e fruttate come quelle di violetta e ciliegia, stimolante quando raggiunge un moderato invecchiamento che accentua le caratteristiche note speziate di pepe verde e bianco.
- Verduno Pelaverga Vigna (Vino Rosso Vigna)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Pelaverga
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Piemonte.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Vigna dal colore rubino, sfumato di riflessi che vanno dal violetto al cerasuolo. Il delicato equilibrio tra acidità e tannini lo rende fresco e aggraziato al palato anche se di una certa struttura; è piacevole da bere giovane, quando prevalgono le note fiorite e fruttate come quelle di violetta e ciliegia, stimolante quando raggiunge un moderato invecchiamento che accentua le caratteristiche note speziate di pepe verde e bianco.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Verduno Pelaverga
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Verduno Pelaverga si estende sulle colline delle Langhe, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Verduno Pelaverga è localizzata in:
- provincia di Cuneo e comprende il territorio dei comuni di Verduno e, in parte, il territorio dei comuni di Roddi d'Alba e La Morra.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Verduno Pelaverga
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità. Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Verduno prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Verduno Pelaverga non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Il vino DOC Verduno Pelaverga deve essere sottoposto ad invecchiamento per circa 6 mesi e, comunque, immesso sul mercato non prima del 1° marzo dell'anno successivo alla vendemmia.
- Nella designazione dei Vini DOC Verduno Pelaverga può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Verduno Pelaverga è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
4. Produttori di Vino DOC Verduno Pelaverga
Con l’utilizzo della DOC Verduno Pelaverga i Produttori Vinicoli Piemontesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Verduno Pelaverga
Carni bianche saporite, pollo e coniglio alla cacciatora.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Verduno Pelaverga
Il Verduno Pelaverga è una cultivar molto antica, presente da tempo immemorabile nel territorio dei comuni di Verduno, La Morra e Roddi d’Alba. Nel passato veniva impiantata insieme a Barbera e a Nebbiolo, ma a partire dagli anni settanta i viticoltori hanno cominciato a coltivarla e vinificarla in purezza per ottenere questo vino dal gusto assolutamente particolare.
Le prime note relative al Pelaverga a Verduno si hanno negli statuti redatti alla fine del 1400, in cui si legge di certe “uve negre” aggrappate a piccole e deliziose mele, alberi da frutta che al tempo servivano come supporti vivi per la coltura della vite.
Testimonianze storiche raccontano di un sacerdote di Verduno, il Beato Sebastiano Valfrè, che all’inizio del 1700 portò con se dal Saluzzese un mazzetto di barbatelle di Pelaverga. Si narra inoltre che nelle cantine del castello di Verduno il re Carlo Alberto eseguisse i suoi esperimenti enologici sulle uve da Barolo e che grazie al Verduno Pelaverga la vita di corte fosse tutt’altro che noiosa! Dalle frequentazioni di corte in poi infatti, da sempre si gioca sull’effetto afrodisiaco legato indissolubilmente a questo vino: vuoi per la sua alta bevibilità e per i toni speziati o per il nome ironicamente evocativo.
Con il passare del tempo la coltivazione del Pelaverga diventa sporadica: piccoli vigneti qua e là, qualche filare in mezzo ai nebbioli ed alle barbere, ma nelle bottiglie si trova un vino spesso ottenuto dall’assemblaggio con altre uve.
A partire dagli anni settanta i produttori si convincono di avere un prodotto importante per la sua originalità. Si comincia così a vinificare in purezza ed i ristoranti locali si impegnano a promuovere questo “vino raro”, oggi molto apprezzato. Nel frattempo il Comune di Verduno, proprietario di un terreno, autorizza la sua trasformazione in vigna sperimentale e l’appezzamento viene quindi messo a disposizione della Facoltà di Agraria di Torino e Milano, in modo da svolgere una ricerca scientifica sul vino.
Il progetto è condotto in modo principale dal Seminario Permanente di Luigi Veronelli che predispone l’impianto di un vigneto con trenta cloni e vitigni in modo da preparare le basi per ottenere materiale vinicolo selezionato per la creazione di futuri vigneti.
Da ricordare come a questa operazione abbiano preso parte alcuni ricercatori dell’Istituto di Coltivazioni Arboree delle Università di Milano e Torino con l’ausilio dell’Istituto Sperimentale per la viticoltura di Asti.
Contemporaneamente a ciò, vengono eseguite microvinificazioni con analisi e degustazioni di verifica, per meglio omogeneizzare le caratteristiche organolettiche. Lo scopo è quello di eseguire confronti tra parametri, relativi all’andamento climatico, produzioni alternate e relative qualità in modo da verificare l’esistenza di un ambiente ottimale per il vitigno. Da tutto ciò emerge un’evidente vocazione dell’area, che permette di ottenere prodotti confrontabili caratterizzati da una uniformità di base, elemento fondamentale al fine di definire le caratteristiche di tipicità del vino.
Il Vino DOC Verduno Pelaverga ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 20 ottobre 1995.
- Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. del 31.10.1997, G.U. 265 del 13.1.1997
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal Provvedimento Ministeriale Prot. Uscita N.0056949 del 07.08.2019
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Valsusa D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Valsusa” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie:
- Rosso
- Avanà
- Becuet
- Baratuciat
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Valsusa
- Valsusa Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 60% Vitigno Avanà, Barbera, Becuet, Dolcetto e Neretta Cuneese, da soli o congiuntamente;
- =< 40% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Piemonte.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino piu' o meno intenso, talvolta con riflessi aranciati, odore intenso, caratteristico, fruttato e sapore asciutto, armonico, acidulo, moderatamente tannico.
- Valsusa Baratuciat (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Baratuciat
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Piemonte.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino più o meno intenso, talvolta con riflessi verdognoli, odore intenso con note floreali e fruttate e sapore armonico, sapido, talvolta acidulo, asciutto.
- Valsusa Avanà (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Avanà
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Piemonte.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino piu' o meno intenso, talvolta con riflessi aranciati, odore fruttato, talvolta con note vegetali e sapore asciutto, armonico, acidulo, moderatamente tannico.
- Valsusa Becuet (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Becuet
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Piemonte.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino intenso, talvolta con riflessi violacei, odore intenso, fruttato, fine e sapore asciutto, armonico, sapido, talvolta moderatamente tannico.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Valsusa
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Valsusa si estende sulle omonime colline torinesi della Val di Susa, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Valsusa è localizzata in:
- provincia di Torino e comprende il territorio dei comuni di Almese, Borgone di Susa, Bruzolo, Bussoleno, Caprie, Chianocco, Chiomonte, Condove, Exilles, Giaglione, Gravere, Mattie, Meana di Susa, Mompantero, Rubiana, San Didero, San Giorio di Susa, Susa e Villarfocchiardo.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Valsusa
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Valsusa prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Valsusa non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Valsusa è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
4. Produttori di Vino DOC Valsusa
Con l’utilizzo della DOC Valsusa i Produttori Vinicoli Piemontesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Valsusa
Salumi di media stagionatura, carni bianche e rosse, pollo e coniglio alla cacciatora, salsicce in umido con legumi e polenta.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Valsusa
Di grande importanza per la diffusione della vitivinicoltura fu il monastero benedettino della Novalesa. In un documento del 739 il fondatore dell’abbazia – Abbone – nominando come erede universale il monastero citò nell’elenco dei beni diverse località con vigneti.
Più recenti sono le testimonianze storiche della viticoltura in Valsusa ed, in particolare, nel comune di Chiomonte dove intorno all' anno mille vi erano terreni coltivati dalla prevostura di Oulx in regione “Segneur” col vitigno “Avanà”, dove ancora oggi sorgono i vigneti coltivati.
Alla fine del XII secolo testimonianze storiche riportano che i vigneti venivano sottratti ai signorotti locali e nessun tipo di tassa ostacolava il commercio del vino. Dello stesso periodo storico sono le prime misure di carattere protezionistico nei confronti del vino come il divieto di introdurre vini da altre zone per poter consolidare il commercio e gli scambi che le popolazioni locali avevano con la Francia. Fu proprio la via Franchigena che collegava la provenza alla lombardia che aiutò lo sviluppo della coltivazione della vite grazie alle locande e alle taverne poste lungo il percorso che proponevano esclusivamente vino locale.
A partire dal XVI secolo la popolazione fu costretta a spostarsi e insediarsi nelle fasce montane in quanto numerose azioni belliche interessarono il fondo della vallata. Questo spostamento portò alla costruzione di muretti di pietra a secco che sostenevano i terrazzamenti su cui la vite era coltivata.
Nel XIX secolo, periodo di massima espansione della viticoltura dei due comuni si sono raggiunti anche i 100 ha vitati, poi con l'avvento della fillossera, qui giunta in ritardo rispetto al resto d'Italia, si sono ridotti in parte, mentre gli attuali 20 ha vitati sono dovuti allo spopolamento e alle difficoltà di produzione.
Il Vino DOC Valsusa ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 31 ottobre 1997.
- Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. del 23.10.2009, G.U. 263 del 11.11.2009
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Valli Ossolane D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Valli Ossolane” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Rosso
- Nebbiolo
- Nebbiolo Superiore
- Bianco
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Valli Ossolane
- Valli Ossolane Bianco (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 60% Vitigno Chardonnay
- =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Piemonte.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore paglierino più o meno intenso, odore fruttato, fragrante, delicato e sapore secco, armonico.
- Valli Ossolane Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 60% Vitigni Nebbiolo, Croatina e Merlot, da soli o congiuntamente;
- =< 40% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Piemonte.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino, intenso, tendente al rosso granato, odore vinoso intenso e sapore asciutto, armonico.
- Valli Ossolane Nebbiolo (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Nebbiolo
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Piemonte.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino più o meno intenso, odore fruttato, fragrante, delicato e sapore secco, armonico.
- Valli Ossolane Nebbiolo Superiore (Vino Rosso Superiore)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Nebbiolo
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Piemonte.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Superiore dal colore rosso rubino più o meno intenso, odore fruttato, fragrante, delicato e sapore secco, armonico.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Valli Ossolane
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Valli Ossolane si estende sulle colline situate nell’Alto Vercellese e nell’Alto Novarese, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Valli Ossolane è localizzata in:
- provincia di Verbano-Cusio-Ossola e comprende il territorio dei comuni di Beura Cardezza, Bognanco, Crevoladossola, Crodo, Domodossola, Masera, Montecrestese, Montescheno, Pallanzeno, Piedimulera, Pieve Vergonte, Premosello, Ornavasso, Trontano, Viganella, Villadossola,Vogogna.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Valli Ossolane
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Valli Ossolane prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Valli Ossolane non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Il vino DOC Valli Ossolane deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 13 mesi, di cui almeno 6 in contenitori di legno.
- Nella designazione dei Vini DOC Valli Ossolane può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Valli Ossolane è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
4. Produttori di Vino DOC Valli Ossolane
Con l’utilizzo della DOC Valli Ossolane i Produttori Vinicoli Piemontesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Valli Ossolane
Antipasti di salumi, risotti e minestre di verdura, grigliate di carne bianca o rossa, funghi, formaggi a media stagionatura.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Valli Ossolane
Secondo lo Statuto di Villadossola del 1345 la vendemmia poteva iniziare solo a s. Michele, il 29 settembre. Questo perché la morfologia del territorio poteva e può garantire una giusta maturazione delle uve solo alla fine di settembre.
In seguito ad un periodo di netto miglioramento del clima verificatosi a partire dal I millennio a. C. e che raggiunse l’optimum verso il 300 circa a.C., si presentarono le condizioni ideali perché alcuni vitigni, già acclimatati sulle rive del lago Maggiore, cominciassero ad essere piantati anche nelle valli più a Nord grazie alle vie d’acqua rappresentate dai fiumi Ticino e Toce.
Una importante testimonianza della antica coltivazione della vite in Ossola si trova nell’area megalitica di Varchignol all’imboccatura della Valle Antrona nel comune di Montescheno, nella quale un ripido pendio esposto a mezzogiorno è stato trasformato in una serie di gradonature terrazzate. Le terrazze sono sostenute da alti muri di pietra a secco e sono corredate da serie di scale sempre in pietra e da un sistema di drenaggio molto efficiente a cui si aggiunge un sistema superficiale di irrigazione necessario solo in periodi di eventuale siccità. Nel XIV sec. viene menzionato per la prima volta il nome Prunent, il vitigno autoctono ossolano per eccellenza.
In un testamento datato 18 Maggio 1309 è registrato il generoso lascito annuale perpetuo in suffragio della propria anima da parte di Dumino di Pello (Trontano) al Convento dei frati minori di Domodossola di nove staia di vino; questo vino doveva essere tutto Prunent della sua vigna e doveva servire solo per la celebrazione della Santa Messa.
L’importanza della produzione vitivinicola in Ossola è dimostrata dalla protezione accordata ai vigneti da tutti gli statuti comunali; per esempio il tempo della vendemmia era tassativamente stabilito dai consoli delle comunità; secondo gli Statuti di Villadossola del 1345 la vendemmia poteva iniziare solo a S. Michele.
Il Vino DOC Valli Ossolane ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 23 ottobre 2009.