- Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Approvata come tipologia della DOC “Colli Bolognesi” con D.M. 04.08.1997 - Approvato DOCG con D.M. 08.11.2010, G.U. 278 del 27.11.2010.
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014.
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Colli Bolognesi Pignoletto D.O.C.G.
La Denominazione di Origine Controllata e Garantita “Colli Bolognesi Pignoletto” è riservata ai vini che rispondono ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie:
- Frizzante
- Spumante (VS e VSQ)
- Superiore
- Superiore Classico
1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Colli Bolognesi Pignoletto
- Colli Bolognesi Pignoletto Frizzante (Vino Bianco Frizzante)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Grechetto gentile (localmente Alionzina)
- =< 15% Vitigni a bacca bianca non aromatici idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna. Possono concorrere le uve dei vitigni Pinot nero e/o Pinot grigio vinificate in bianco.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dalla spuma fine ed evanescente, colore colore giallo paglierino, odore caratteristico, leggermente aromatico, floreale di fiori bianchi e sentori di frutta gialla poco matura e sapore secco, caratteristico, armonico, fresco, acidulo con finale agrumato, talvolta leggermene amarognolo.
- Colli Bolognesi Pignoletto Spumante (Vino Bianco Spumante)
- Versioni: Brut -nature /Extra-brut /Brut /Extra-dry
- => 95% Vitigno Grechetto gentile (localmente Alionzina)
- =< 15% Vitigni a bacca bianca non aromatici idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna. Possono concorrere le uve dei vitigni Pinot nero e/o Pinot grigio vinificate in bianco
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dalla spuma fine e persistente, colore giallo paglierino, odore, caratteristico, leggermente aromatico, floreale di fiori bianchi e sentori di frutta gialla poco matura, e sapore sapido, caratteristico, armonico, fresco, acidulo con finale agrumato, da brut nature ad extra dry.
- Colli Bolognesi Pignoletto Superiore (Vino Bianco Superiore)
- Versioni: Secco /Abboccato
- => 85% Vitigno Grechetto gentile (localmente Alionzina)
- =< 15% Vitigni a bacca bianca non aromatici idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna. Possono concorrere le uve dei vitigni Pinot nero e/o Pinot grigio vinificate in bianco.
- => 11.5% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore colore giallo paglierino più o meno intenso, talvolta con riflessi verdognoli, odore caratteristico, fine, floreale di fiori bianchi e fruttato di frutta gialla matura e sapore da secco ad abboccato, caratteristico, armonico, con sentori di mandorla e agrumi, talvolta leggermente amarognolo.
- Colli Bolognesi Pignoletto Classico Superiore (Vino Bianco Classico Superiore)
- Versioni: Secco
- => 95% Vitigno Grechetto gentile (localmente Alionzina)
- =< 5% Vitigni a bacca bianca non aromatici idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore colore giallo paglierino più o meno intenso con eventuali riflessi verdognoli, odore caratteristico, fine, floreale di fiori bianchi e fruttato di frutta gialla matura, e sapore armonico, caratteristico, son sentori di mandorla e agrumi, talvolta leggermente amarognolo.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Colli Bolognesi Pignoletto
L’orografia collinare del territorio di produzione e l’esposizione prevalente dei vigneti, orientati a ad est sud est, e localizzati in zone particolarmente vocate alla coltivazione della vite, concorrono a determinare un ambiente adeguatamente ventilato, luminoso, con notevoli sbalzi termici e pertanto favorevole all’espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive della pianta. La tradizione millenaria della produzione di vino, insieme alle caratteristiche uniche del territorio, garantisce la qualità del vino a DOCG Colli Bolognesi Classico Pignoletto.
La Zona di Produzione del Vino DOCG Colli Bolognesi Classico Pignoletto è localizzata in:
- provincia di Bologna, e comprende il territorio dei comuni di Monte San Pietro, Sasso Marconi, Marzabotto, Pianoro e, in parte, Bologna, Casalecchio di Reno, Monterenzio, San Lazzaro di Savena, Valsamoggia e Zola Predosa.
- provincia di Modena, e comprende parte del territorio del comune di Savignano sul Panaro.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Colli Bolognesi Pignoletto
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione dei Vini DOG Colli Bolognesi Classico Pignoletto prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell'uva in vino finito non deve essere superiore al 70% per le versioni Frizzante, Spumante e Superiore, e del 65% per la versione Classico Superiore.
4. Produttori di Vino DOCG Colli Bolognesi Pignoletto
LCon l’utilizzo della DOCG Colli Bolognesi Classico Pignoletto i Produttori Vinicoli Emiliano-Romagnoli sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Colli Bolognesi Pignoletto
Piatti a base di pesce, come antipasti, primi piatti, crostacei, fritture, ma si abbina bene anche a verdure e a formaggi giovani.
6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Colli Bolognesi Pignoletto
Quando i romani, circa due secoli prima della nascita di Cristo, sottomisero ed unificarono sotto il segno della lupa i territori abitati dalle tribù dei galli boi, avevano probabilmente mille motivi per farlo, non esclusi quelli legati alle ricchezze agricole di tali zone. I filari di vite erano maritati ad alberi vivi, secondo l’uso introdotto dagli etruschi e sviluppato successivamente dai galli. Tale metodo infatti, lo si chiama “arbustum gallicum”, particolarmente adatto non solo alle terre basse ed umide della pianura, ma soprattutto si era incrementato notevolmente sulla zona collinare. È accertato che da tali terreni, soprattutto quelli collinari posti a sud di Bononia, i nostri antenati latini producessero vini che li appassionarono moltissimo.
Le terre dell’agro bononiense erano coltivate dai veterani di tante campagne militari in tutto il mondo allora conosciuto, per cui la bevanda bacchica era palesemente bevuta, gustata ed apprezzata. Plinio il Vecchio - I° sec. d.C. - nel capitolo “Ego sum pinus laeto” tratto dalla monumentale opera di agronomia “Naturalis historia”, enuncia che in “apicis collibus bononiensis” vi si produceva un vino frizzante ed albano, cioè biondo, molto particolare ma non abbastanza dolce per essere piacevole e quindi non apprezzato, poiché è risaputo che durante l’epoca imperiale era gradito il vino dolcissimo, speziato ed aromatizzato con innumerevoli essenze, inoltre, sempre molto “maturo” in quanto i vini giovani non erano in grado di soddisfare i pretenziosi palati della nobiltà. Erano trascorsi poco meno di tre secoli dalla conquista romana - 179 a.C. - che il vino era radicalmente mutato, ma non le qualità e caratteristiche uniche di tale nettare.
Riprendendo il cammino alla ricerca di tracce che ci possano condurre ai vini che oggi degustiamo, ci imbattiamo nelle biografie dell’operosità di tali monaci-agresti che sono giunte fino ai giorni nostri, in cui si menzionano i notevoli impulsi dati per lo sviluppo della vite. Si sparsero in tutte le regioni italiane e nel migrare verificarono che sulle colline bolognesi si produceva un buon vinello dorato e mordace, appunto frizzante. "Omnia alla vina in bonitate excedir" - decisamente “…un vino superiore per bontà a tutti gli altri…” e bevuto non solo durante le pratiche liturgiche, ma anche con gioia alla tavola del nobile e del volgo, ottenuto da uve conosciute ed apprezzate come pignole!
I secoli che da allora sono trascorsi per giungere fino ai giorni nostri, sono stati indiscussi testimoni di innumerevoli fatti e citazioni riguardanti i vini delle nostre splendide colline bolognesi. Nel 1300, Pier de’ Crescenzi, nel più importante trattato di agronomia medievale “Ruralium commordorum - libro XII” descriveva le caratteristiche organolettiche del “pignoletto” che si beveva allora, in quanto il vino, oltre che maggiormente prodotto, era quello più gradito per piacevolezza e per la vivace e dorata spuma. Agostino Gallo ne “Le venti giornate dell’agricoltura” del 1567, sollecitava di piantare le uve pignole in quanto per la notevole produzione, permetteva un florido commercio perché sempre ricercate. Medico e botanico di Papa Sisto V°, il Bacci, nel personale trattato del 1596 “De naturalis vinarium istoria de vitis italiane”, asseriva le “…rare et optime…” qualità intrinseche dell’uva pignola. Così pure Soderini, noto agronomo fiorentino, sempre in quegli anni, ne confermava le caratteristiche. Il Trinci - 1726 - pone in evidenzia le caratteristiche di tale vitigno: l’odierno pignoletto si riscontra nella sua quasi totalità di tali affermazioni, per non dire che sono le medesime. Ulteriori conferme sono riportate nel “Bullettino Ampelograficho” del 1881, in cui è nominata l’uva pignola prodotta nelle colline poste a sud dell’urbe di Bologna, la cui assomiglianza con l’attuale produzione è stupefacente, e non lascia più adito ad altri dubbi di sorti. Lo statuto di Bologna del 1250 ordina la costruzione della “Strada dei vini” per trasportare con sicurezza verso Bologna i vini ottenuti nelle colline a sud della città.
A partire dal 1250 risalgono i primi estimi del comprensorio vitivinicolo. In relazione al disciplinare si può affermare che:
- base ampelografica dei vigneti: i vitigni idonei alla produzione del vino in questione sono quelli tradizionalmente coltivati nell’area di produzione.
- le forme di allevamento, i sesti d’impianto e i sistemi di potatura che, anche per i nuovi impianti, sono quelli tradizionali e tali da perseguire la migliore e razionale disposizione sulla superficie delle viti, sia per agevolare l’esecuzione delle operazioni colturali, sia per consentire la razionale gestione della chioma.