Assovini
Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 14.06.1989, G.U. 256 del 02.11.1989
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Colli di Luni D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Colli di Luni” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Rosso, anche nella tipologia Riserva
- Bianco
- Vermentino, anche nella tipologia Superiore
- Albarola
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Colli di Luni
- Colli di Luni Bianco (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 35% Vitigno Vermentino
- >< 25-40% Vitigno Trebbiano Toscano
- =< 30% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nelle regioni Liguria e Toscana.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino, odore delicato, gradevole e sapore asciutto, armonico, caratteristico.
- Colli di Luni Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 50% Vitigno Sangiovese
- =< 50% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nelle regioni Liguria e Toscana.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino più o meno intenso tendente al granato con l'invecchiamento, odore delicato, vinoso e sapore asciutto, fine, armonico.
- Colli di Luni Rosso Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 50% Vitigno Sangiovese
- =< 50% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nelle regioni Liguria e Toscana.
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino più o meno intenso tendente al granato con l'invecchiamento, odore intenso, persistente e sapore asciutto, di corpo, armonico, persistente.
- Colli di Luni Vermentino (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 90% Vitigno Vermentino
- =< 10% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nelle regioni Liguria e Toscana.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore intenso, caratteristico, fruttato e sapore asciutto, armonico, delicatamente mandorlato.
- Colli di Luni Vermentino Superiore (Vino Bianco Superiore)
- Versioni: Secco
- => 90% Vitigno Vermentino
- =< 10% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nelle regioni Liguria e Toscana.
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Superiore dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore intenso, persistente, caratteristico e sapore asciutto, pieno, armonico, retrogusto mandorlato.
- Colli di Luni Albarola (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Albarola
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nelle regioni Liguria e Toscana.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino, talvolta con riflessi verdolini, odore intenso, caratteristico, fruttato e sapore asciutto, fresco, caratteristico.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Colli di Luni
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Colli di Luni si estende nella zona pianeggiante e collinare situata a cavallo delle regioni Liguria e Toscana, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Colli di Luni è localizzata in:
- provincia di La Spezia e comprende il territorio dei comuni di Ortonovo, Castelnuovo Magra, Sarzana, Santo Stefano di Magra, Bolano, Calice al Cornoviglio, Beverino, Riccò del Golfo, Follo, La Spezia, Vezzano Ligure, Arcola, Lerici, Ameglia.
- provincia di Massa e comprende il territorio dei comuni di Fosdinovo, Aulla, Podenzana.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Colli di Luni
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Colli di Luni prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Colli di Luni non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Nella designazione dei Vini DOC Colli di Luni può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Colli di Luni è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
- Il vino DOC Colli di Luni Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 24 mesi.
4. Produttori di Vino DOC Colli di Luni
Con l’utilizzo della DOC Colli di Luni i Produttori Vinicoli Liguri sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Colli di Luni
Lasagne verdi al sugo di salsiccia, coniglio arrosto, manzo alla genovese, spezzatino con zucchine e patate, formaggio di S. Stefano d'Aveto.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Colli di Luni
La storia della zona di produzione del Vino Doc Colli di Luni è documentata dall'epoca dell'Impero Romano: qui sorge Luni, fiorente Porto Romano i cui resti costituiscono oggi una vasta zona archeologica di notevole interesse storico e culturale. Plinio il Vecchio, che morì nell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C., ha lasciato scritto: Il vino di Luni ha la palma fra quelli dell'Etruria (XVI, 6, 68).
Il commercio del vino in questa zona è certificato dai documenti relativi alla Colonia ed al Porto di Luni Antica Le coste miti, soleggiate e ventilate di produzione del vino dei colli di luni che si affacciano sul Mar Ligure e sul Mar Tirreno, rappresentano assieme alla Sardegna le terre di elezione del vitigno vermentino, il piu’ diffuso e rinomato nella zona. Le origini di questo vitigno sono ancora oggi oggetto di dibattito tra gli ampelologi; quello che sembra certo e’ che le prime viti siano arrivate in Liguria passando per la Francia diffondendosi dalla Costa Azzura verso le coste occidentali della Liguria e poi via via attraverso tutta la regione fino a zone dell’alta Toscana e della Lunigiana.
La coltivazione della vite nella zona di Luni nei secoli è rimasta costantemente legata alla presenza del vitigno Vermentino ritenuto da sempre la varietà meglio adattabile in zona.
La vocazione viticola ligure si consolida poi nel XVIII secolo e prosegue con un fiorente commercio locale soprattutto verso le città in rapido sviluppo.
Nel corso dell’800 i primi comizi agrari tenutisi in Liguria sottolineava l’opprtunità di coltivare soprattutto il vermentino studiato a lungo da Giorgio Galesio (nella sua Pomona Italiana), da allora il vitigno si è diffuso soprattutto nelle caratteristiche “fasce” o sulle “terrazze” aperte sui suggestivi orizzonti marini e frutto del lavoro, dell’ingegno e della fatica dei viticoltori locali. Lo sviluppo piu’ significativo della viticoltura nella zona si e’ avuto nell’ultimo trentennio con lo sviluppo di realtà imprenditoriali di livello condotte da giovani del luogo.
La base ampeolgrafica dei vigneti è caratteristica e riguarda vitigni presenti solo nel territorio delimitato come il già citato Vermentino e l’Albarola che ne evidenziano originalità e legame con la tradizione. Le forme di allevamento sono tradizionali e nel tempo non si sono mai discostate da quelle tradizionalmente utilizzate in passato.
Recentemente le tecniche enologiche, a vent’anni dal riconoscimento DOC nazionale, hanno portato gli operatori a selezionare maggiormente le caratteristiche peculiari che il fattore ambiente esalta e a migliorare in cantina un prodotto che, già dalla vigna e dalle caratteristiche delle uve, ha le note del territorio.
Il Vino DOC Colli di Luni ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 14 giugno 1989.
Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 29.05.1973, G.U. 217 del 23.08.1973
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche riportate in G.U. 201 del 23.08.2021
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà D.O.C.
Le denominazioni di origine controllata "Cinque Terre", "Cinque Terre Sciacchetrà" e alle relative Sottozone, è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Cinque Terre
- Cinque Terre Sciacchetrà
- Cinque Terre Passito
- Cinque Terre Riserva
- Sottozone del Vino Cinque Terre DOC »
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà
- Cinque Terre (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 80% Vitigni Bosco, Albarola e Vermentino, da soli o congiuntamente
- =< 20% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella Regione Liguria
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Bianco dal Colore da giallo paglierino a giallo dorato più o meno intenso, vivo; Odore intenso, netto, fine, caratteristico; Sapore secco, gradevole, sapido, talvolta minerale.
- =Cinque Terre Sciacchetrà (Vino Bianco)
- Versioni: Dolce
- => 80% Vitigni Bosco, Albarola e Vermentino, da soli o congiuntamente
- =< 20% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella Regione Liguria
- => 19% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Bianco dal Colore da giallo dorato ad ambrato, tendente al bruno più o meno intenso; Odore intenso di vino Passito, caratteristico, talvolta con sentori di miele, spezie, frutta secca; Sapore dolce, talvolta tannico, di buona struttura, persistente con retrogusto ammandorlato.
- Cinque Terre Sciacchetrà Passito (Vino Bianco Passito)
- Versioni: Dolce
- => 80% Vitigni Bosco, Albarola e Vermentino, da soli o congiuntamente
- =< 20% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella Regione Liguria
- => 17% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Bianco Passito dal Colore da giallo dorato ad ambrato, tendente al bruno più o meno intenso; Odore intenso di vino Passito, caratteristico, talvolta con sentori di miele, spezie, frutta secca; Sapore dolce, talvolta tannico, di buona struttura, persistente con retrogusto ammandorlato.
- Cinque Terre Sciacchetrà Riserva (Vino Bianco Invecchiato)
- Versioni: Dolce
- => 80% Vitigni Bosco, Albarola e Vermentino, da soli o congiuntamente
- =< 20% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella Regione Liguria
- => 17% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Bianco Riserva, dal Colore da giallo dorato ad ambrato, tendente al bruno più o meno intenso; Odore intenso di vino Passito, piacevole, speziato, tostato, caratteristico; Sapore dolce, talvolta tannico, armonico, di buona struttura, con retrogusto ammandorlato.
- Cinque Terre Sottozona Costa de Sera (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 80% Vitigni Bosco, Albarola e Vermentino, da soli o congiuntamente
- =< 20% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella Regione Liguria
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Bianco dal Colore da giallo paglierino a giallo dorato più o meno intenso, vivo; Odore intenso, netto, fine e persistente, composito; Sapore secco, sapido, intenso, minerale, gradevole.
- Cinque Terre Sottozona Costa de Campu (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 80% Vitigni Bosco, Albarola e Vermentino, da soli o congiuntamente
- =< 20% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella Regione Liguria
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Bianco dal Colore da giallo paglierino a giallo dorato più o meno intenso, vivo; Odore intenso, netto, fine e persistente, composito; Sapore secco, sapido, intenso, gradevole.
- Cinque Terre Sottozona Costa da Posa (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 80% Vitigni Bosco, Albarola e Vermentino, da soli o congiuntamente
- =< 20% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella Regione Liguria
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Bianco dal Colore da giallo paglierino a giallo dorato più o meno intenso, vivo; Odore intenso, netto, fine e persistente, composito; Sapore secco, sapido, intenso, gradevole.
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà si estende nella parte orientale della Liguria e comprende un territorio caratterizzato da vigneti situati per la maggior parte in alta collina, terrazzati e di superficie media ridotta, adeguatamente ventilati, luminosi e favorevoli all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive.
La Zona di Produzione del Vino DOC Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà è localizzata in:
- provincia di La Spezia e comprende il territorio dei comuni di Riomaggiore, Vernazza, Monterosso e, in parte, il territorio del comune di La Spezia, denominato "Tramonti di Biassa" e "Tramonti di Campiglia".
Le Zone di Produzione del Vino DOC Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà - Sottozone: 1) Costa de Sera; 2) Costa de Campu; 3) Costa de Posa, sono localizzate in:
- provincia di La Spezia e sono comprese nel territorio del comune di Riomaggiore.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Cinque Terre con le sottozone Costa de Sera, Costa de Campu e Costa de Posa non dovrà essere superiore al 70% e al 40% per la tipologia di Cinque Terre Sciacchetrà; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Le uve destinate alla produzione del Vino DOC Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà devono essere sottoposte ad appassimento naturale fino a raggiungere un tenore zuccherino di almeno 17°.
- Il Vino DOC Cinque Terre Sciacchetrà non può essere immesso al consumo se non dopo il 1° novembre dell'anno successivo alla vendemmia.
- Il Vino DOC Cinque Terre Sciacchetrà Riserva non può essere immesso al consumo prima del 1° novembre del 3° anno successivo alla vendemmia.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà è facoltativo riportare l'annata di produzione delle uve, ma è obbligatorio per le tipologie Cinque Terre Riserva e Cinque Terre con la specificazione delle sottozone.
4. Produttori di Vino DOC Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà
Con l’utilizzo della DOC Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà i Produttori Vinicoli Liguri sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà
Formaggio di S. Stefano d'Aveto, mitili di La Spezia, dolci a pasta non lievitata come e canestrelli, pandolce genovese.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà
Cinque Terre e' il nome di un tratto della Riviera Ligure di Ponente che riunisce i comuni di Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore. E' una terra in cui vengono coltivati vitigni tipici e caratteristici quali l'Albarola, il Bosco e il Vermentino. I primi due hanno origini ignote mentre il Vermentino, introdotto in queste terre solo recentemente, prima era chiamato Piccabon, e non aveva alcuna relazione con il vino prodotto nelle Cinque Terre.
Le prime notizie certe della presenza di attività viticole nella zona delle Cinque Terre risalgono ai secoli Vi-V a.C., quando i Greci, abili navigatori e commercianti, approdano sui lidi della Riviera Ligure, portandosi prima del vino e dopo, dato il minor costo, producendolo in loco. E' molto probabile che in seguito i vini della zona avessero trovato una via commerciale nel vino golfo della Spezia, presso il gran porto di Luni, popolosa e commerciante città dell' Etruria.
Plinio proclama i vini di Luna come i migliori d'Etruria (Etruriae palmam Luna habet).
Alla fine del XI secolo, con la formazione dei Comuni, una rete di rapporti commerciali e culturali favorisce lo sviluppo dell'agricoltura nella zona delle Cinque Terre. Nel Medioevo si verifica in tutta la Riviera Ligure di Levante una notevole espansione demografica, che determina una ulteriore espansione delle aree coltivabili.
Le coltivazioni principali dell'epoca, la vite e l'olivo, probabilmente insieme ad altre colture orticole, sfruttano ogni spazio conquistato nell'acclività del versante, con appezzamenti sostenuti da muretti a secco (fasce terrazzate o terrazze).
Nel XVIII e nel XIX secolo la zona delle Cinque Terre si specializza nella produzione di vino. La massima espansione dei terrazzamenti coltivati avviene ne l corso dell'800, con l'espansione demografica. Molti testi descrivono i vigneti e gli uliveti terrazzati, notando “l'industria dei coltivatori liguri, superiore a quanto si conosca al mondo in questo genere”.
Riportando una testimonianza della vita contadina dei primi del 1900, tratta da "Straniero Indesiderabile" di P. Riccobaldi: " Quelli erano tempi veramente duri. La miseria era spaventosa, a Manarola l'unica risorsa era il vino prodotto da terra avara che richiedeva durissimo lavoro e sovrumani sacrifici. Emigrare, cercare lavoro fuori era considerato come una dichiarazione di resa. Perciò quasi tutti rimanevano aggrappati ai loro vigneti, orgogliosi di essere proprietari, di lavorare in proprio."
Nel 1920 le Cinque Terre furono colpite dalla più grave calamità della loro storia millenaria. In quell'anno la viticoltura fu colpita dalla filossera, un parassita delle piante, che distrusse irrimediabilmente tutti i tipi di vigna coltivati. All'inizio degli anni '30 le vigne erano decimate e vasti spazi incolti. Dopo quella distruzione gli abitanti ricostruirono i vigneti con l'impianto delle barbatelle di vite americana poi innestate coi i vitigni locali tradizionali.
La nascita nel 1973 della Cantina sociale nonché Cooperativa Agricola, e la messa in opera di numerose monorotaie con carrelli per il trasporto di materiali e persone, anche su pendenze molto accentuate, hanno ridato impulso, insieme ad altri interventi, all'attività tradizionale per eccellenza delle Cinque Terre: l'agricoltura.
Nel 1999 è stato istituito il Parco nazionale delle Cinque Terre il cui territorio si estende dalla zona di Tramonti di Biassa e di Campiglia, nel comune della Spezia al comune di Levanto. Il Parco ha la particolarità di essere l'unico in Italia finalizzato alla tutela di un ambiente antropizzato, uno degli scopi è infatti la tutela dei terrazzamenti e dei muri a secco che li sorreggono.
La letteratura sul vino delle Cinque Terre e' vasta, ma non c'e' verso o citazione che possa esprimere l'emozione profonda che dona la vista dei suoi vigneti inerpicati ai limiti del praticabile per coste scoscese che, in pochi metri, si trasformano da scogliera in montagna, evocando il concetto di collina solo per assenza recidiva.
La base ampelografica dei vigneti è caratteristica e riguarda vitigni presenti solo nel territorio delimitato come il Bosco, il Vermentino e l’Albarola che ne evidenziano originalità e legame con la tradizione. Le forme di allevamento sono tradizionali e nel tempo non si sono mai discostate da quelle tradizionalmente utilizzate in passato.
Recentemente le tecniche enologiche, a vent’anni dal riconoscimento DOC nazionale, hanno portato gli operatori a selezionare maggiormente le caratteristiche peculiari che il fattore ambiente esalta e a migliorare in cantina un prodotto che, già dalla vigna e dalle caratteristiche delle uve, ha le note del territorio.
Il Vino DOC Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 29 maggio 1973.
Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 29.05.1973, G.U. 215 del 21.08.1973
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014.
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Zagarolo D.O.C.
La denominazione di origine controllata «Zagarolo», è riservata ai vini ottenuti dai vigneti della relativa zona di produzione e rispondenti ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Bianco
- Bianco Superiore
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Zagarolo
- Zagarolo Bianco (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 30% Vitigno Trebbiano Toscano, Toscano Verde e Toscano Giallo;
- =< 70% Vitigni Malvasia Bianca di Candia e Malvasia Puntinata
- =< 10% Vitigni Bellone e Bombino Bianco.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco fresco ed equilibrato con colore dal giallo paglierino più o meno intenso, odore delicato e gradevole, sapore secco, morbido, caratteristico e armonico.
- Zagarolo Bianco Superiore (Vino Bianco Superiore)
- Versioni: Secco
- => 30% Vitigno Trebbiano Toscano, Toscano Verde e Toscano Giallo;
- =< 70% Vitigni Malvasia Bianca di Candia e Malvasia Puntinata
- =< 10% Vitigni Bellone e Bombino Bianco.
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Superiore fresco ed equilibrato con colore dal giallo paglierino più o meno intenso, odore delicato e gradevole, sapore secco, morbido, caratteristico e armonico.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Zagarolo
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Zagarolo si estende nella parte più settentrionale dell’Alta valle del fiume Sacco, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Zagarolo è localizzata in:
- provincia di Roma e comprende il territorio del comune di Gallicano e, in parte, il territorio del comune di Zagarolo.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Zagarolo
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Zagarolo prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Zagarolo non dovrà essere superiore al 72%.
4. Produttori di Vino DOC Zagarolo
Con l’utilizzo della DOC Zagarolo i Produttori Vinicoli Laziali sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Zagarolo
Primi piatti di pasta con sughi a base di pesce, carciofi alla romana e alla giudia, frittate contadine.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Zagarolo
La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra dello “Zagarolo”, dall’epoca romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche dello “Zagarolo”. Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Zagarolo”.
In particolare la presenza della viticoltura nella zona dello “Zagarolo” è attestata fin dall’epoca romana, in molti reperti dei georgici latini. Nel medioevo i contratti agrari ed i documenti di varia natura, conservati presso gli archivi monastici, confermano la diffusione di tale coltura.
Con la caduta dell'impero romano e la fine delle invasioni barbariche, la viticoltura in queste terre, nonostante i danni subiti, non perde la sua continuità con il passato e mantiene sempre un ruolo importante; come testimoniano i numerosi atti notarili, inerenti i terreni vitati, custoditi negli archivi monastici.
Gli Statuti della Città di Zagarolo, emanati il 31 luglio 1552, regolavano l’ordinamento della Comunità di Zagarolo su cui era basata la vita sociale, economica, religiosa, agricola e pastorale. Diversi Capitoli degli Statuti trattano della vite e del vino a testimonianza dell’importanza che anche allora rivestiva la vitivinicoltura.
Anche nei secoli successivi la viticoltura ha rappresentato la coltura principe dell’area: il Piazza, nell’opera La Gerarchia cardinalizia (1703), riporta “Vigne deliziose di S. Cesareo”, ed in Agricoltura e quistioni economiche: che la riguardano, (1860) Vol. 2, Frédéric Passy, nel descrivere alcune delle buone pratiche agricole, annota “Il villaggio di Zagarolo, ove il sistema della piccola coltura fu già stabilito dai proprietarii medesimi, ne può dare un'idea.
Sperando di trarre un miglior frutto da quelle fertili terre, migliorando ad un tempo la sorte dei loro vassalli, i principi Rospigliosi diedero in enfiteusi ai contadini quasi tutte le loro terre. Questi piantarono vigne, secondo il sistema romano, che consiste nello stringerle talmente da non potere coltivare cosa alcuna in mezzo alle loro file. Quindi ogni volta che la vendemmia non riusciva abbondante, tutto era perduto. Nondimeno, ed a causa dell'abbondanza del vino che mai non mancava a Zagarolo, attese le difficoltà dei trasporti, la popolazione si raddoppiò dal principio del secolo in poi”.
Non mancano notizie circa la capacità dei viticoltori come riportato nella Topografia statistica dello stato pontificio ossia breve descrizione delle ... (1857), dove Adone Palmieri, scrive “Il territorio di Zagarolo in piano, ricchissimo in ispecie d'ubertosi vigneti, è disparso di paragrandini, de' quali il primo inventore fu Lapostelle, ed anche gremito di case ad uso di cantine, ove si rimette eccellente e copioso vino , di che poscia que' popolani fanno lucroso traffico colla Capitale, imperciocchè nelle buone stagioni se ne rimettono sino a 7, od 8 mila botti”.
Nei Ricordi storici e pittorici d'Italia. (1865) Ferdinand Adolf Gregorovius scrive “Da San Cesario si scopre fra stupendi vigneti l'abitato di Zagarolo” In Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' dintorni di Roma (1837), il Nibby, descrive il Fondo di S. Pastore in Gallicano annotando “La grotta nel suo genere è magnifica, essendo tutta scavata nel tufa, e a forma di un parallelepipedo, tagliato in mezzo da un andito; intorno ad essa a destra e sinistra sono cento nicchie, pure iscavate nel tufa atte a contenere 100 botti di vino”, e nel Saggio statistico storico del pontificio stato (1829) Vol. 1, Gabrielle Calindri riporta per Gallicano “viene di maggior prodotti fieno, grano, vino”.
Il Marocco, in Monumenti dello Stato pontificio e relazione topografica di ogni paese (1835), scrive per Zagarolo “Nulla manca all' umano sostentamento, ed in particolare i vini sono il maggior reddito, mentre godono molta riputazione, potendosi assomigliare ai Veliterni per gagliardia, e per il rosso colore, non alterato come altrove con bacche di sambuco, ed altre cose poco confacenti. Le vigne restano corredate di eccellenti grotte ove i medesimi vini si conservano”.
La storia recente, a causa della chiusura della Cantina Sociale, è caratterizzata da una situazione di stasi della denominazione che, nonostante l’impegno delle aziende, non riesce ancora ha riconquistare appieno la notorietà passata.
Il Vino DOC Zagarolo ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 29 maggio 1973.
Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 14.11.1992 G.U. 278 del 25.11.1992
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014.
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Vignanello D.O.C.
La denominazione di origine controllata «Vignanello», è riservata ai vini ottenuti dai vigneti della relativa zona di produzione e rispondenti ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Bianco
- Bianco Superiore
- Bianco Vendemmia tardiva
- Greco (o Greco di Vignanello)
- Greco Spumante (o Greco di Vignanello Spumante)
- Greco Vendemmia tardiva (o Greco Vendemmia tardiva di Vignanello)
- Rosso, anche nella versione Novello
- Rosso Riserva
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Vignanello
- Vignanello Bianco (Vino Bianco)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- => 70% Vitigni Trebbiano Toscano e Trebbiano Giallo, da soli o congiuntamente;
- =< 30% Vitigni Malvasia Bianca di Candia e Malvasia del Chianti, da soli o congiuntamente;
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
- => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco del colore giallo paglierino più o meno intenso con leggeri riflessi verdognoli, odore delicato, più o meno fruttato e sapore dal secco al dolce con leggero retrogusto amarognolo, abboccato, fine e delicato.
- Vignanello Bianco Superiore (Vino Bianco Superiore)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- => 70% Vitigni Trebbiano Toscano e Trebbiano Giallo, da soli o congiuntamente;
- =< 30% Vitigni Malvasia Bianca di Candia e Malvasia del Chianti, da soli o congiuntamente;
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Superiore dal colore giallo paglierino più o meno intenso con leggeri riflessi verdognoli, odore delicato, più o meno fruttato e sapore dal secco al dolce con leggero retrogusto amarognolo, abboccato, fine e delicato.
- Vignanello Bianco Vendemmia Tardiva (Vino Bianco Vendemmia Tardiva)
- Versioni: Dolce
- => 70% Vitigni Trebbiano Toscano e Trebbiano Giallo, da soli o congiuntamente;
- =< 30% Vitigni Malvasia Bianca di Candia e Malvasia del Chianti, da soli o congiuntamente;
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
- => 15% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Vendemmia Tardiva dal colore variabile dal giallo paglierino al dorato, odore gradevole e profumato e
sapore dolce ed armonico.
- Vignanello Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 50% Vitigno Sangiovese
- =< 40% Vitigno Ciliegiolo
- =< 20% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino da giovane, tendente al granato se invecchiato, odore profumato caratteristico ed intenso e sapore asciutto, a volte vivace, caldo e armonico.
- Vignanello Rosso Novello (Vino Rosso Novello)
- Versioni: Secco
- => 50% Vitigno Sangiovese
- =< 40% Vitigno Ciliegiolo
- =< 20% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Novello dal colore rosso rubino da giovane, tendente al granato se invecchiato, odore profumato caratteristico ed intenso e sapore asciutto, a volte vivace, caldo e armonico.
- Vignanello Rosso Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 50% Vitigno Sangiovese
- =< 40% Vitigno Ciliegiolo
- =< 20% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino tendente al granato, odore profumato caratteristico ed intenso e sapore asciutto, caldo e armonico.
- Vignanello Greco (Vino Bianco)
- Versioni: Secco /Abboccato
- => 85% Vitigno Greco Bianco
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore vinoso gradevole e caratteristico e sapore asciutto, abboccato, di corpo e armonico con leggero retrogusto amarognolo.
- Vignanello Greco Vendemmia tardiva (Vino Bianco Vendemmia Tardiva)
- Versioni: Dolce
- => 85% Vitigno Greco Bianco
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
- => 15% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Vendemmia Tardiva dal colore variabile dal giallo al dorato, odore gradevole e profumato, e sapore dolce, armonico e caratteristico.
- Vignanello Greco Spumante (Vino Bianco Spumante)
- Versioni: Spumante Brut
- => 85% Vitigno Greco Bianco
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e persistente, colore paglierino più o meno intenso, odore delicato più o meno fruttato e sapore armonico, caratteristico.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Vignanello
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Vignanello si estende tra il versante est dei monti Cimini ed il fiume Tevere, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Vignanello è localizzata in:
- provincia di Viterbo e comprende il territorio dei comuni di Vignanello, Vasanello, Bassano in Teverina, Corchiano e, in parte, il territorio di Soriano nel Cimino, Fabrica di Roma e Gallese.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Vignanello
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Vignanello prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Vignanello nelle tipologie Rosso e Greco non dovrà essere superiore al 70%; al 75% per le tipologie di Vino Bianco e al 65% per le tipologie di Vino Bianco Vendemmia Tardiva e Greco Vendemmia Tardiva. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Il vino DOC Vignanello Rosso Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 24 mesi.
4. Produttori di Vino DOC Vignanello
Con l’utilizzo della DOC Vignanello i Produttori Vinicoli Laziali sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Vignanello
Antipasti di pesce, frutti di mare, crostacei bolliti e pesce in genere, carni bianche al forno, formaggi giovani.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Vignanello
La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra dell’antica Etruria, passando per i Romani, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del “Vignanello”. Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Vignanello”.
In particolare la presenza della viticoltura nella zona del “Vignanello” è attestata fin dall’epoca degli Etruschi, in molti reperti dei georgici latini.
Con la caduta dell'impero romano e la fine delle invasioni barbariche, la viticoltura in queste terre, nonostante i danni subiti, non perde la sua continuità con il passato e mantiene sempre un ruolo importante; come testimoniano i documenti di varia natura conservati presso gli archivi monastici.
Gli Statuti della Città di Gallese, emanati nel 1576, e quelli di Soriano nel Cimino del 1447, regolavano l’ordinamento delle Comunità su cui era basata la vita sociale, economica, religiosa, agricola e pastorale. Diversi Capitoli degli Statuti trattano della vite e del vino a testimonianza dell’importanza che anche allora rivestiva la vitivinicoltura.
La coltivazione della vite continuò ed ebbe maggiore espansione sotto gli Stati Pontifici: nell’opera Summarium ed universas causas (1796), P. D. Origo, riporta che “nel 1547 Ortensia Farnese, che ottenne in feudo il castrum iullanellum (l’odierno Vignanello) alla morte della madre Beatrice, diede ordine ai Magistrati di mandare tutte le bestie a Bagnara (Bagnaia) a portare una somma di vino per ciascuna al Card. Ridolfi di greco et aleatici ispecie dolcissime”.
Nel Saggio statistico storico del pontificio stato (1829) Vol. 1, Gabriele Calindri riporta per Fabbrica “campagne.. dalle quali si trae di prodotti massimi grano, vino,”, per Gallese “campagne.. somministrano di massimi prodotti grano, fieno, vino” Il Moroni, nel Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica (1860), riporta per Vignanello “..il territorio precipuamente produce vino squisito, che gareggia coll’orvietano, ed è la più grande risorsa sua, massima in quest’ultimi anni, per essere stato quasi esente dalla deplorevole infezione delle viti, ne commercia con Roma e altrove.”, per Corchiano “..esistono molte fresche grotte, incavate nel tufo, che servono da cantine..” e per Gallese scrive “..produce di tutto e in abbondanza, grano, granturco, vino..”
Il Belli, poeta Romanesco dell’Ottocento, in un sonetto del 1844 scrive “s’ha ppuro de fà scrive a Vvignannello p’er solito bbaril de vin’asciutto, e pper un antro o ddua ppiù tonnarello (più dolce)”. In Osteria – Guida spirituale delle osterie italiane da Verona a Capri (1909), il Barth, bibace poeta, definisce il vino di Vignanello come “divino Vignanello deliziosissimo” e “genio amabile” da ricercare “Là, nell’Etruria taciturna, cara agli Dei”.
In un manifesto pubblicitario della Cantina sociale e distilleria cooperativa di Vignanello (creata nel 1903) risalente al 1913, tra i prodotti reclamizzati, figura tra gli altri il Greco di Vignanello che viene definito “vino di lusso per signora” ad evidenziarne le caratteristiche di piacevolezza proprie dei vini passiti o liquorosi.
La storia recente è caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la creazione della Cantina sociale, la nascita di nuove aziende e dalla professionalità degli operatori che hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza del vino “Vignanello”.
Il Vino DOC Vignanello ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 14 novembre 1992.